Padre Francesco Panizzolo, Capo Ufficio nel Dicastero per la Dottrina della Fede, ospite a Di Buon Mattino su Tv2000 il 13 giugno, ha raccontato la storia di Sant’Antonio da Padova, un Santo particolarmente amato in tutto il mondo. “Antonio intanto nasce Fernando, è solo all’interno dell’ordine Francescano che viene riconosciuto come tale, cambiando identità. Era portoghese, di Lisbona. Entra tra i canonici regolari di Sant’Agostino, per cui era già religioso e conoscitore della scrittura, aveva possibilità di studiare teologia. Il suo sogno però era quello di partire missionario”.
È così che successivamente sarebbe entrato nell’ordine dei Francescani. “Era già sacerdote quando avvenne. L’occasione di questa ulteriore vocazione fu l’incontro con i missionari pronti per andare in Marocco, tra i musulmani. Rimase colpito quando li vide tornare Martiri. Fu un cambio di rotta. Il suo sogno era praticare il Vangelo e portarlo lontano, portare i musulmani a Cristo. È così che approderà anche a Padova. È un Santo che però si collega a tantissime città, ha girato molto e in pochi anni, dal 1222 al 1231. Divenne famoso per i suoi miracoli e per i suoi gesti di vicinanza ai poveri. Anche in Brasile è molto celebrato. Ovunque c’è una statua che lo ritrae. A Istanbul c’è una chiesa in centro a lui dedicata. Anche i musulmani stessi sono molto affezionati a lui. Sia per i miracoli, ma anche per altro, ovvero il fatto che gli chiedessero la grazia per trovare un fidanzato. I giovani vanno da lui proprio per questo. È il casamenteiro, per dirlo in spagnolo”.
Il rapporto tra Sant’Antonio da Padova e i suoi fedeli: un culto internazionale
A dimostrare quanto Sant’Antonio da Padova sia amato in tutto il mondo sono gli innumerevoli gesti di fede che vengono compiuti in questa giornata di celebrazioni. “C’è un bisogno di concretezza nella fede, ma anche di affidare la propria vita, con le sue sofferenze e desideri. Sant’Antonio è un tramite, che per ognuno diventa potente. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti, lui è questo mezzo. Ci sono molti segni di devozione. Quello del toccare è uno, poi c’è la benedizione del pane da condividere come segno di comunione e unione fraterna, ne abbiamo molto bisogno. La benedizione anche di altri oggetti, per allontanare il male. Anche i bambini spesso vengono presentati in Basilica, per chiedere la protezione a Sant’Antonio. È una scommessa sul futuro. Tanti gesti che portano verso Dio con semplicità e affetto”.
Anche per Padre Francesco Panizzolo, cresciuto vicino Padova, questa figura è speciale. “Sant’Antonio per me è stato una guida. Innanzitutto è stato un legame affettivo di famiglia, ma anche per il suo abbandonarsi alla volontà di Dio. Sant’Antonio voleva partire per le missioni, sembra che sia effettivamente andato a Cueria e lì sia rimasto, ma poi si è ammalato di malaria. Voleva portare il Vangelo in Marocco. Il Signore però evidentemente aveva altri progetti per lui. Lui voleva stare lì ma lo hanno riportato in Spagna, poi in realtà è naufragato in Sicilia. È per questo che sento una guida in lui. La sua vita è stata molto splendente, io meno. Il fatto però è che al di là dei nostri progetti, il Signore ha i suoi”.