Ogni anno la Chiesa, il 13 luglio, celebra Sant’Enrico II Imperatore: è stato re d’Italia dal 1002 al 1024, nominato imperatore del Sacro Romano Impero da Papa Benedetto VIII e l’ultimo della dinastia degli Ottoni. Durante la sua vita, fu un importante esempio di rettitudinee per questo motivo è considerato il santo patrono dei re e delle regine. Una curiosità: fu lui a introdurre la preghiera del Credo nella Messa della domenica.
La vita e la storia di Sant’Enrico II Imperatore
Sant’Enrico II nasce a Bamberga in Baviera, Germania, nel 973. La sua famiglia era profondamente cristiana, tanto che suo fratello fu nominato vescovo di Augusta, mentre sua sorella sposò Re Stefano di Ungheria, che verrà proclamato a sua volta Santo, e infine un’altra sorella decise di dedicare la sua vita a Dio diventando monaca.
Secondo le agiografie che ci sono pervenute, Enrico trascorse tutta la sua vita in completa castità accanto alla moglie Cunegonda e anche lei verrà proclamata Santa, per aver dedicato ogni suo momento a compiere opere di carità verso i più bisognosi e sofferenti: viene ricordata il 3 marzo.
Allo spirito caritatevole di Enrico, si univa però anche la voglia di lottare per il bene della Chiesa: durante il suo impero, ripristinò molte sedi vescovili, fondò la diocesi di Bamberga, in Germania, e lottò a lungo contro la simonia. Il suo contributo alla riforma morale che nacque dall’abbazia di Cluny fu infatti fondamentale. Si trattava di una riforma che intendeva spegnere le compravendite delle cariche ecclesiastiche e che metteva al centro l’importanza del celibato dei sacerdoti.
Sant’Odilone, l’abate di Cluny, fu il relatore di questa riforma e Sant’Enrico lo sostenne nella sua impresa. Non solo, a Pavia, nel 1022 si tenne il concilio che Sant’Enrico presiedette assieme al Papa, il cui esito fu la promulgazione di 7 canoni contro il concubinato dei sacerdoti e per la difesa di tutto ciò che la Chiesa possedevain termini di patrimonio. Infine, introdusse la recitazione della preghiera del Credo nella Messa domenicale.
Le sue opere giunsero fino in Italia dove fondò un monastero nella città di Benevento e il vescovato di Bobbio a Piacenza.
Enrico II morì a Bamberga il 13 luglio 1024 e ancora oggi è ricordato per il suo spirito umile e misericordioso, un raro esempio di rettitudine.
La sua tomba, in cui riposa con la moglie Cunegonda, è un vero e proprio capolavoro in marmo dell’artista Tilman Riemenschneider ed è conservata nel duomo di Bamberga.
Venne canonizzato vent’anni più tardi da papa Eugenio III per la sua devozione in un periodo di grande incertezza del potere imperiale e della Chiesa.
Le città di cui Sant’Enrico II Imperatore è patrono
Tra le città di cui Sant’Enrico II Imperatore è Patrono vi è Polia, nella provincia di Vibo Valentia. Un piccolo comune calabrese con soli 834 abitanti diviso in 4 frazioni. La città ha antiche origini greche, tanto che il suo nome deriva presumibilmente da Atene Poliade, ed è un borgo dai tratti fortemente cristiani: nonostante sia molto piccolo, dispone di ben 7 chiese, tra cui la chiesa di Sant’Enrico II Imperatore a Cellia.
Al suo interno è conservata la statua lignea del Santo Patrono che risale al 1876.
Tra i tanti tesori nascosti in questo piccolo borgo vi è anche il Museo Civico in cui sono ospitate le opere dello scultore Fortunato Gaccetta e in cui è possibile visitare la biblioteca con i suoi duemila volumi.
Ogni anno il 13 luglio viene organizzata una processione in onore di Sant’Enrico a cui partecipano i tanti devoti che arrivano in questo comune per pregare la statua in legno che rappresenta il patrono.
Oltre alla cerimonia religiosa, vengono anche allestiti diversi stand gastronomici con prodotti tipici della zona e organizzati balli e musiche per intrattenere i fedeli.
Gli altri Santi del giorno
Il 13 luglio, oltre a Sant’enrico II Imperatore, vengono ricordati, tra gli altri: Sant’Eugenio di Cartagine vescovo, Beato Giacomo da Varezza arcivescovo di Genova, Beato Tommaso Tunstal martire e Santa Clelia Barbieri vergine.