Il 17 ottobre la chiesa cattolica celebra Sant’Ignazio di Antiochia, vescovo e martire. Ricorrenza inizialmente fissata per l’1 febbraio, poi cambiata in un secondo tempo, per accostarla a quella che parrebbe essere proprio la data riconosciuta del suo martirio. Sant’Ignazio è il patrono della città di Castel Goffredo, nella provincia di Mantova, dove annualmente vengono organizzati eventi liturgici, cuturali ed enogastronomici per commemorarlo al meglio.



Altri Santi commemorati nella giornata del 17 ottobre sono: il Beato Baldassarre Ravaschieri da Chiavari, il Beato Contardo Ferrini, San Dulcidio, il Beato Fedele Fuidio Rodriguez, San Fiorenzo di Orange, il Beato Giacomo Burin.

Sant’Ignazio di Antiochia, la vita del Beato

Noto anche con l’appellativo de “L’illuminatore”, Sant’Ignazio di Antiochia nacque a Roma intorno all’anno 35. Inizialmente fu di orientamento pagano, e la sua conversione si compì soltanto in età adulta. Cosa che non gli impedì di essere nominato terzo Vescovo di Antiochia, in Siria, la terza più grande metropoli del mondo antico dopo Roma e Alessandria d’Egitto. Tale nomina ne fa dunque il diretto successore di San Pietro che, invece, era stato il primo Vescovo di Antiochia. Per tale motivo Sant’Ignazio può essere considerato come uno dei principali pilastri della chiesa delle origini. Viene ricordato grazie alle testimonianze dei discepoli come uomo di spiccato ingegno e zelante pastore per il suo gregge.



Di lui dicevano appunto che era di fuoco, sia per via del nome, Ignis che in latino significa fuoco, sia per il fervore e l’ardore della sua fede. La nomina a vescovo ad Antiochia segnò anche l’inizio della sua persecuzione, perpetrata dall’imperatore Traiano che, colpendo Ignazio, mirava ad indebolire la chiesa cattolica privandolo di uno dei suoi uomini di maggior spessore, già in odore di Santità.

L’arresto e la condanna a morte

Sant’Ignazio di Antiochia venne arrestato e condannato a morte, venne condotto in catene in un lunghissimo e devastante viaggio da Antiochia fino a Roma. La sua esecuzione infatti doveva essere parte integrante dei festeggiamenti con i quai l’imperatore si accingeva a celebrare la vittoria di Roma sulla Dacia. Sant’Ignazio viene ricordato principalmente per l’intensa produzione epistolare cui si dedicò durante il suo forzato viaggio da Antiochia verso Roma. Sette lettere complessive destinate alle chiese incontrate durante il suo percorso, che sono considerate dal mondo cristiano di pari spessore e intensità delle più note lettere di San Paolo.



Si tratta di una un profonda testimonianza d’amore verso Cristo e verso la Chiesa, mediante la quale il vescovo esorta i fedeli a vivere in amore e carità, fuggendo quelli che sono i richiami e le tentazioni del peccato, senza disunirsi mai. Ben consapevole che la comunità dei fedeli Gesù è in costante e continua espansione. Proprio in tale lettere, infatti, un esponente di tale mondo utilizza per la prima volta le parole Cristianesimo e Chiesa cattolica.

Le epistole del Santo

Nelle sue epistole infine, Sant’Ignazio di Antiochia si rivolgeva ai cristiani di Roma, invitandoli a non intervenire in suo favore, nel vano tentativo di salvarlo dal martirio. E lo fa in maniera appassionata e implorante, esclamando: “Voi non perdete nulla, ed io perdo Iddio, se riesco a salvarmi. Mai più mi capiterà una simile ventura per riunirmi a Lui. Lasciatemi dunque immolare, ora che l’altare è pronto!”. Martirio che si concretizzò nell’anno 107, in una delle sue forme più brutali: Sant’Ignazio da Antiochia venne dato in pasto alle belve, nel corso degli inumani festeggiamenti circensi.

Quel che rimane delle sue ossa venne poi recuperato da alcuni fedeli, che si preoccuparono di ricondurle ad Antiochia, per dar loro degna sepoltura nel cimitero della chiesa che sorge all’esterno della Porta di Dafne. Tuttavia, in seguito alla successiva invasione saracena, le reliquie tornarono nuovamente a Roma, e lì vennero sepolte nel 637 nella basilica di San Clemente al Laterano, loro dimora attuale. Fatta eccezione per una parte del cranio, che è invece ricoverata proprio nell’omonima chiesa di Sant’Ignazio d’Antiochia, nella periferia sud di Roma.

Il video della vita di Sant’Ignazio di Antiochia