Nella puntata di oggi di È sempre Cartabianca, nello studio di Bianca Berlinguer è stata ospitata Simona, la fidanzata di Santo Romano che ha voluto raccontare una volta per tutte la sua versione su quella maledetta notte tra l’1 e il 2 di novembre quando – assieme alla loro compagnia di amici – si trovavano in quel di San Sebastiano al Vesuvio: secondo le primissime ricostruzioni (che sono attualmente in corso di verifica) Santo Romano avrebbe pestato la scarpa di un 17enne che stava uscendo dall’auto di un amico, facendolo immediatamente infuriare al punto che avrebbe estratto una pistola con cui ha sparato contro il 19enne.



Prima di passare al suo racconto di quella terribile serata, la ragazza di Santo Romano ci tiene a ricordarlo come una persona piena di “sogni, progetti e speranze, con una vita brillante davanti” che gli è stata strappata dalle mani con l’assurda pretesa che “una scarpa possa valere più della vita di un essere umano”: il loro era un amore sboccato ben cinque anni fa, dopo esserci conosciuti “quando io avevo 12 anni”, rendendo il suo Santo – di fatto – “il mio primo ed unico amore“.



La fidanzata di Santo Romano: “Il biglietto di scuse dei genitori del killer è inutile”

Passando alla morte di Santo Romano, la fidanzata ricorda che “eravamo lì per passare una normalissima serata tra amici e festeggiare l’onomastico di Santo. Abbiamo fatto prima questa sosta al San Sebastiano e poi saremo dovuti andare a Napoli per chiudere la serata, ma purtroppo appena siamo arrivati in un attimo è degenerato tutto e non abbiamo capito più niente”. Differentemente dalla versione ricostruita, Simona spiega che “abbiamo incontrato subito questo gruppo di ragazzi di 17/20 anni e sembra subito che avessero volta di litigare” al punto che “uno di loro ha accusato un mio amico di avergli pestato la scarpa”, spingendo “Santo ad intervenire per cercare di riportare la pace, ma è degenerato tutto”.



Dal litigio in un attimo Simona ricorda di aver “sentito degli spari” ed essersi immediatamente bloccata, prima di vedere Santo Romano “in piedi davanti a me” e tranquillizzarsi: pochi secondi dopo – però – “ha fatto qualche passo e si è accasciato vicino ad una statua” e solamente nel momento in cui “ho sentito gridare il suo nome” ha realizzato ed è “corsa verso di lui”.

Una situazione – insomma – assurda, soprattutto perché il loro gruppo di amici – spiega – ha sempre “cercato di tenerci lontani da quel tipo di ambienti” e chiudendo la sua intervista ci tiene a criticare la lettera di scuse invita dai genitori del killer 17enne ai genitori di Santo Romano, precisando che “non sarà un biglietto di scuse a farlo tornare in vita” ed invitadoli a “immedesimarsi un attimo nel dolore che sta provando la madre, Mena, e tutti noi”.