Santo Versace si racconta tra carriera e il fratello Gianni, ucciso nel 1997 a Miami. “Quel 15 luglio del 1997 quando mi arrivò la notizia della morte di mio fratello Gianni entrai in qualcosa che mi stravolse la vita. Ero morto assieme a Gianni” ha raccontato al quotidiano Libero. “Una delle cose per me sconvolgenti era che Gianni aveva battuto pure la malattia. Tutto andava a gonfie vele e la ‘Versace’ si stava quotando in borsa oltre che aver programmato la fusione con Gucci e poi, tutto d’un tratto, il buio” ricorda Santo Versace, 78 anni e una carriera di incredibile successo.



Tra lui e il fratello Gianni Versace, “eravamo la metà della stessa mela ed avevamo solo due anni di differenza di età. Abbiamo fondato assieme l’azienda, lui stilista ed io imprenditore, forse io ero un po’ il saggio e lui l’eterno bambino con una capacità creativa che non aveva eguali, ancora oggi Gianni è dentro la mia vita” confessa a Libero. E parlando della sorella Donatella, Santo Versace rivela che “Gianni ed io eravamo la squadra, sempre assieme, nostra sorella Donatella è molto più giovane di noi, un’altra generazione, ed è stata, la sua nascita, come un dono di Dio dopo la morte di Fortunata”. Un’altra presenza importantissima nella vita di Santo Versace è senza dubbio la moglie Francesca: “mi ha insegnato ad amare, ho ricominciato a vivere e posso dire serenamente che mi ha salvato la vita” ammette.



Santo Versace, “mia madre era un talento, ma ho imparato da mio padre”

Santo Versace non nasconde il ruolo che ha avuto la sua famiglia: “mia madre Francesca era un grande talento nella sartoria – ha raccontato in un’intervista concessa a Quotidiano Nazionale – ma era limitata a Reggio Calabria”. E racconta che “a me ha insegnato mio padre: affari, affari, affari. Mentre Gianni, il creativo, si è formato con mia madre. Tutto inizia lì”. E parla di se stesso come “l’imprenditore” che è diventato tale “proprio a Milano, capitale dell’imprenditoria, dove andai per creare la Gianni Versace”. Il percorso di Santo Versace non è stato semplice né lineare: “prima il lavoro con mio padre, la laurea, poi la banca, l’insegnamento, l’ufficiale di cavalleria, infine lo studio da commercialista – racconta a Quotidiano Nazionale – Cambiavo velocemente senza preoccuparmi, perché sapevo che avrei sempre fatto bene”.



Santo Versace, sentito da Libero, ha anche ricordato la sua esperienza politica nel PDL: “‘fare’ e ‘dare’ sono la stella polare del mio agire e non sempre le ho trovate in politica. Anche se, in tanti anni, ho incontrato molti politici appassionati”.