Santo Domenico Versace è il fratello maggiore di Gianni, con cui ha fondato nel 1977 la Gianni Versace Spa del quale adesso è presidente, dopo un’esperienza da Amministratore Delegato durata fino al 2004. Detiene il 30% della società, spartita in parti quasi uguali con i suoi fratelli e sorelle ed ha contribuito, nei primi anni dell’apertura, a quotarla in borsa e a lanciarla a livello internazionale. Sulle pagine del Sole 24 Ore Santo Versace si è voluto raccontare, con la sua proverbiale calma, dedicando anche un ricordo al fratello Gianni e agli anni in cui tutto, nel mercato, stava procedendo verso una fusione tra la loro azienda e Gucci.



Santo Versace: “Non credevo alla morte di Gianni”

L’intervista, condotta durante un pranzo, a Santo Versace apre subito partendo proprio dal fratello Gianni e dai più grandi rimpianti della sua carriera. “I più grandi dolori?”, chiede, “la morta di mio fratello e la mancata fusione fra Versace e Gucci”, che avvenne anche a causa dell’omicidio di suo fratello. “Ha fatto scomparire una parte di me”, confessa parlando del fratello, “e ha chiuso traumaticamente un’epoca”.



Tornando, invece, alla fusione con Gucci, Santo Versace racconta, che l’omicidio di Gianni “ha impedito la costruzione di un polo del lusso che avrebbe cambiato la moda internazionale“. Su questo non ha dubbi, “avrebbe mutato il destino dell’Italia. Sarebbero emersi nuovi assetti produttivi, finanziati e strategici per il nostro Paese”. Invece, della dolorosa morte di Gianni, avvenuta per mano di un fanatico che gli sparò nel 1997, racconta che “io ero a Roma a preparare la sfilata a Trinità dei Monti. A lungo ho rimosso quei minuti. Mi hanno poi raccontato che, quando mi dissero che Gianni era morto, io risposi ‘Non è possibile. Gianni è immortale‘”.



Santo Versace e la fusione con Gucci

Un passo dolente, che Santo Versace non ci tiene troppo a rinvangare, e che ha cambiato, probabilmente, per sempre la moda. “Gucci, che era già quotata”, racconta, “avrebbe fatto un aumento di capitale che noi avremmo sottoscritto conferendo la nostra società. Tecnicamente, insieme, avremmo controllato il 60% del capitale del nuovo aggregato. La moda non sarebbe più stata la stessa. Gianni aveva 50 anni ed era all’apogeo. In Gucci Tom Ford (..) ne aveva 35″. Su quello che sarebbe nato, Santo Versace è sicuro che la sinergia non sarebbe mancata, “loro erano fortissimi negli accessori. Noi lo eravamo nei vestiti, sia da donna che da uomo. Una irripetibile combinazione di business e di persone“.