Solo quattro anni fa Bologna era invasa da 40mila Sardine. Ad una settimana dalle elezioni regionali in Emilia-Romagna, gli attivisti riuscirono a mobilitare migliaia di persone, organizzando anche un concertone in stile Primo maggio. Due mesi prima si era tenuto il noto flash mob di 15mila Sardine in piazza Maggiore. A guidarle Mattia Santori, ora consigliere comunale a Bologna, delegato del sindaco per Sport e Turismo, iscritto al Pd di Elly Schlein. Anzi, c’è chi mormora che potrebbe entrare nella corsa per un posto in Europa, anche se lui glissa: «Non adesso. Mi interessa occuparmi della mia città». Ma che fine hanno fatto le Sardine in questi anni? Il fenomeno, nato per «far fare uno scatto di coscienza a persone che si sentivano schiacciate dal populismo di Salvini» e «contrastare una destra pericolosa», si è sgonfiato.
Santori nell’intervista al Quotidiano Nazionale ammette: «Io e tanti altri c’eravamo illusi che saremmo diventati un movimento politico. Ma non siamo spariti. Da quella scintilla ognuno ha preso la propria strada. Conosco sindaci o vicesindaci di piccoli comuni che mi dicono che si sono impegnati a partire dalle Sardine». Secondo Santori, le Sardine sono state penalizzate anche dalle restrizioni per la pandemia Covid. «Le piazze, che erano il mare in cui noi nuotavamo, erano chiuse. Eravamo un fiore troppo giovane: io, Andrea Garreffa, Roberto Morotti e Giulia Trappoloni non avevamo gli strumenti per farlo crescere da soli».
IL FLOP DELLE SARDINE E I PROBLEMI NEL PD DI SCHLEIN
Mattia Santori parla di «intemperie» che hanno penalizzato le Sardine, come i partiti. «Ci hanno fatto la guerra a tutto spiano, lo stesso la Sinistra radicale. Il Pd ci ha guardato con diffidenza. I partiti avrebbero dovuto aiutarci, invece ci hanno trattato come concorrenti. Lo stesso Bonaccini non ha mai riconosciuto il nostro ruolo. E s’indispettisce quando diciamo che ha vinto anche grazie a noi», dichiara nell’intervista a QN. Su un eventuale ritorno delle Sardine non si sbilancia, infatti quando gli viene chiesto di Bonaccini e della sua candidatura in caso di terzo mandato, Santori si limita a definire «surreale» l’ipotesi del terzo mandato, in quanto sarebbe «la solita dimostrazione che si punta consolidare il potere anziché rinnovarlo».
Il giovane politico cita Vincenzo De Luca e Luca Zaia in Veneto come esempi. «La buona politica crea eredità, non dinastie». Potrebbe sembrare un controsenso il fatto che sia entrato nel Pd di Schlein, alla luce dei suoi ragionamenti, una mossa che Santori giustifica così: «Io e Jasmine (Cristallo, ndr), che è in direzione Pd, ci siamo riconosciuti nella contaminazione civica che ci ha permesso di invadere l’unico partito plurale del centrosinistra con nuove forze. Ma non sta ancora funzionando. Non per colpa di Elly. Ma per le correnti, che sono blocchi di potere, che continuano a irrigidire il Pd». Bisogna ravvivare i fuochi per l’ex leader delle Sardine, che si è detto «convinto che i partiti si cambiano da dentro».