L’Unione europea sta per “ammorbidire” il sesto pacchetto di sanzioni che riguarda l’importazione di petrolio russo. Dopo un weekend di discussioni, a causa dell’opposizione di diversi paesi membri, si va verso una modifica, anche se l’obiettivo è mantenere una disposizione chiave sul trasporto per ostacolare Mosca nell’esportazione del greggio a livello mondiale. A riportare l’indiscrezione è Bloomberg, che cita documenti di cui è stata presa visione e persone che hanno familiarità con il dossier. Dunque, dovrebbe essere ritirata per la proposta con cui si voleva imporre alle navi di proprietà dell’Ue il divieto di trasportare il petrolio russo verso paesi terzi, pur mantenendo un piano per vietare l’assicurazione di tali spedizioni. Pare che la Grecia, tra i maggiori armatori al mondo, sia stato uno dei paesi membri che ha spinto maggiormente per togliere la disposizione dal sesto pacchetto di sanzioni per la guerra in Ucraina.



Un passo indietro pesante, perché vietare alle navi europee di trasportare petrolio russo verso qualsiasi destinazione avrebbe intaccato le esportazioni russe, sopratuttto considerando che i greci possiedono più di un quarto delle petroliere del mondo per capacità. Le attuali proposte comunque renderanno più difficile la vita alla Russia, sempre che vengano adottate. A partire dal divieto di fornire assicurazioni agli spedizionieri, comunque un ostacolo per le esportazioni petrolifere russe, perché le compagnie di navigazione coprono le navi contro diversi rischi, tra cui le fuoriuscite di petrolio.



SANZIONI RUSSIA, LE ESENZIONI E CONCESSIONI

Un divieto di assicurazione renderebbe quasi impossibile ottenere tale copertura visto il numero di riassicuratori europei, spiega Bloomberg. Quindi, la Russia o i suoi acquirenti sarebbero costretti a trovare accordi alternativi in un momento in cui Mosca è già pesantemente sanzionata. Secondo le attuali proposte, sono previste esenzioni per le merci che non hanno origine in Russia anche se transitano attraverso il paese. Questo libererebbe il petrolio dal Kazakistan o da altri paesi terzi. Lo stop al petrolio russo resta, dunque, ora il principale nodo da sciogliere. Per scioglierlo si intende concedere proroghe agli Stati maggiormente dipendenti dal greggio russo o che non hanno accesso al mare, come Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca, perché non hanno la possibilità di cambiare rapidamente fornitori. La Slovacchia, ad esempio, l’anno scorso ha tratto il 96% delle importazioni di petrolio dalla Russia, mentre l’Ungheria è al 58% e la Repubblica Ceca la metà circa. Questi tre Paesi ricevono greggio in particolare dall’oleodotto Druzhba, il più lungo al mondo: parte dal Tatarstan russo. Chi si è mostrato più ostile al sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia è l’Ungheria, il cui primo ministro Viktor Orban ha definito l’embargo al petrolio russo “una bomba atomica per l’economia magiara”.

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