STRETTA USA CONTRO I COLONI ISRAELIANI: “TROPPO VIOLENTI”. E COSÌ SCATTA IL BLOCCO DEI VISTI
«Stiamo riscontrando violenza senza precedenti da parte di coloni israeliani estremisti, nei confronti dei civili palestinesi, e anche da parte di milizie palestinesi nei confronti di cittadini israeliani»: così il portavoce del dipartimento di Stato Usa, Matthew Miller, precede quella che poi è stata la dura decisione americana di lanciare sanzioni contro i coloni israeliani protagonisti in Cisgiordania – anche da prima dell’inizio della guerra Israele-Hamas – di violenze e scontri contro la popolazione palestinese nella West Bank.
Nel briefing con la stampa americana il portavoce del Dipartimento guidato dal Segretario Antony Blinken rileva il crescente numero di attacchi peggiorato dall’inizio della guerra lo scorso 7 ottobre, considerati «violenze violenza senza precedenti». Poco dopo è lo stesso Segretario di Stato su X ad ufficializzare le sanzioni contro i coloni israeliani a Ramallah: «Oggi ho annunciato una nuova politica di restrizioni sui visti rivolta agli individui e ai loro familiari che sono coinvolti o che contribuiscono in modo significativo ad azioni che minano la pace, la sicurezza e la stabilità in Cisgiordania. La violenza contro i civili avrà delle conseguenze».
SANZIONI USA CONTRO I COLONI DI ISRAELE IN CISGIORDANIA: NON ACCADEVA DALLA PRESIDENZA CLINTON
Se gli Stati Uniti da un lato si sono sempre professati in piena difesa del diritto di Israele alla salvaguardia contro il terrorismo palestinese di Hamas, di contro hanno anche suggerito al Governo Netanyahu di porre particolare attenzione alle attività e agli scontri provocati dai coloni nell’area della Cisgiordania. «L’amministrazione Usa ha sottolineato al governo israeliano la necessità di fare di più per accertare le responsabilità dei coloni estremisti che hanno commesso attacchi violenti contro i palestinesi in Cisgiordania. Come ha ripetutamente affermato il presidente Biden, questi attacchi sono inaccettabili. L’instabilità in Cisgiordania danneggia il popolo israeliano e palestinese e minaccia gli interessi di sicurezza nazionale di Israele. I responsabili di ciò devono essere ritenuti responsabili», conclude Blinken.
Si tratta di un ritorno al passato in quanto era dai tempi dell’amministrazione Clinton che gli Stati Uniti non prendevano dure decisioni contro i coloni israeliani: sanzioni veri e proprie, con il divieto dei visti a cittadini israeliani che risiedono nella Cisgiordania riflettono le preoccupazioni di Washington per le violenze e la tensione in aumento nelle aree prossime alla Striscia di Gaza. Già lo scorso agosto l’amministrazione Biden aveva condannato come «terrorista» l’attacco dei coloni israeliani contro un giovane 19enne palestinesi morto dopo scontri durissimi a Ramallah. Secondo l’ONU e il gruppo israeliano per i diritti umani B’Tselem gli incidenti dopo il 7 ottobre in Cisgiordania sono raddoppiati e avrebbero spinto almeno 1000 palestinesi di 15 comunità distinte a fuggire dalle proprie case nella West Bank: come riporta sempre B’Tselem, «dal 7 ottobre più di più di 246 palestinesi, tra cui 65 bambini, sono stati uccisi in Cisgiordania secondo le Nazioni Unite». Va detto che la maggior parte delle vittime è stata uccisa dalle forze israeliane negli scontri contro i palestinesi scesi in piazza in sostegno di Hamas, ma almeno otto sarebbero stati uccisi dai coloni stessi. «Nel momento in cui è iniziata la guerra a Gaza, i coloni sapevano di avere un’opportunità perché nessuno stava guardando», ha dichiarato Dror Sadot, portavoce di B’Tselem, al Washington Post.