Giulio Sapelli è stato per almeno due giorni nel marzo 2018 molto vicino a prendere il posto a Palazzo Chigi che poi fu di Giuseppe Conte: chissà cosa sarebbe successo e quanto sarebbe cambiato anche nell’approccio con l’Europa con il vulcanico professore di Economia alla guida del Paese. Covid, politica, vaccini e gestione dell’economia: su questo verranno giudicati nei prossimi mesi i singoli Governi europei dagli stessi cittadini, ma ciò che si prefigura potrebbe sorprendere alquanto. «Angela Merkel non ha saputo sfruttare i vaccini e va verso una sconfitta storica, che in parte già abbiamo visto. La cancelliera si disvela per ciò che è: una politica che ha fatto solo tattica e non ha mai avuto una strategia», attacca Sapelli nella lunga intervista a “Libero Quotidiano”.



Un fallimento politico e sanitario che nel prossimo autunno la CDU della Merkel potrebbe pagare alle urne (senza più la cancelliera candidata, ndr): «la guerra fatta ad AstraZeneca è grave cecità della Merkel. Mi ricorda la guerra della Prussia contro l’Inghilterra, con la differenza che la Merkel non è Bismarck. L’Europa dovrebbe avere tutto l’interesse a mantenere ottime relazioni con l’Inghilterra, madre di ogni democrazia e Stato più civile e giuridicamente più evoluto di tutti». Invece gli attacchi di Parigi e Berlino contro Londra hanno messo l’Europa ancora più in ginocchio e rischiano di avere ripercussioni anche nel nostro Paese, che pure con Draghi sta tentando di rialzare la testa.



SAPELLI “VON DER LEYEN INADEGUATA”

«Draghi è un politico, non un tecnico. Un fine politico non eletto, figura di cui è ricca la storia mondiale. È un uomo che quando si è laureato è andato negli Stati Uniti e lì è diventato il pontiere tra Washington e Roma: ottima cosa per noi. È un uomo di mediazione: sa che i partiti non ci sono più, ma il parlamento c’è ancora, e quindi lui deve trovare il modo di far passare le proprie leggi. Anche attraverso un’attenta applicazione del manuale Cencelli, se serve», spiega Sapelli “assolvendo” la tattica finora appena accennata del neo-Premier Mario Draghi.



È presto per dire se ce la farà l’ex n.1 BCE eppure le premesse ci sono tutte, nonostante il gioco ad ostacolo della Germania: «Il risentimento che c’è in Germania verso di lui è immenso. Lo stesso avviene in Olanda. Draghi è stato molto coraggioso e ha saputo resistere alle pressioni fortissime esercitate su di lui, ma il pericolo è che adesso subisca un atto di ritorsione». Serve secondo il professore che gli Stati Uniti continuino a mantenere i propri interessi nei legami con l’Italia, anche per recuperare un asse fondamentale in Europa non per forza attraverso Berlino: unità internazionale ma anche interna, «Draghi ha bisogno anche della massima unita nazionale. Serve buon senso ed auspico che gli ultimi due partiti storici rimasti, ossia la Lega, che viene da Gianfranco Miglio e dal secessionismo, e Fratelli d’Italia, che viene dal Movimento sociale, lo aiutino».

Chiosa finale dedicata alla protagonista in negativo dell’intera gestione del piano vaccini europeo, ovvero la presidente Ursula Von der Leyen: «lei non è assolutamente all’ altezza del compito, come non lo è questo Armin Laschet diventato nuovo presidente della Cdu. È l’ ennesima prova che la Merkel è di una povertà intellettuale e politica sconcertante, è il filiteismo tedesco fatto persona». Il fatto di aver preteso una negoziazione “unica” sui vaccini è stato difeso strenuamente dalla Von der Leyen, ma è motivo di bocciatura per Sapelli «Solo chi ha una mentalità stalinista può dire una cosa del genere. Abbiamo un insieme di trattati che aboliscono gli aiuti di Stato e poi si pensa di imporre dall’ alto i modelli vaccinali? La Ue non è l’ Unione sovietica, l’ unità europea vive anche della diversità». Contratti sbagliati, negoziazioni ancora peggio, caos su AstraZeneca: l’Europa può solo fare meglio, conclude Sapelli, «peggio della leadership tedesca non può esserci nulla. Non facciamoci paralizzare da questa questione […] Peggio di come siamo adesso non si può stare».