Mario Draghi non è atteso e ben voluto dai principali leader europei per la sua grande capacità politica, ma per la sua ancora più importante impronta sul mondo economico e produttivo: per il professore Giulio Sapelli – intervistato oggi da “La Verità” – l’ex BCE è stato chiamato da un lato per salvare l’Italia ma dall’altro per salvare la competitività industriale europea (e tedesca). Tornato di recente in libreria con il suo ultimo saggio “Nella storia mondiale. Stati, mercati, guerre”, l’economista e professore offre una lucida disamina su cosa e perché abbia portato Mario Draghi alla guida del Governo italiano dopo il fallimento economico, produttivo e politico del precedente Conte-bis.
Secondo Sapelli, il cambiamento delle élite economiche tedesche sta alla base della “rivoluzione” Recovery Fund. «La conversione di Wolfgang Schäuble e soci alla mutualizzazione del debito, frutto delle pressioni della Confindustria tedesca» ha cambiato tutto secondo Sapelli: il motivo è presto che detto, recuperare competitività e valore rispetto alla concorrenza al momento “sleale” con la Cina. «II Next generation Eu è un tentativo di passare dalla mutualizzazione del debito a un processo d’investimento diretto per la creazione di capitale fisso, occupazione e aumento del tasso di profitto», spiega il professore legando la scelta di Draghi a scelte meramente economiche e non politiche.
DRAGHI, LA POLITICA E L’INDUSTRIA
Piace alla Germania del nuovo corso “industriale” e piace agli Stati Uniti d’America che non da oggi stimano la forza contrattuale e strategica del nostro nuovo Presidente del Consiglio: «Draghi si opponeva alla deflazione secolare in cui i tedeschi avrebbero voluto continuare a trascinare il continente», spiega Sapelli legando dunque una forte “pressione” americana sulla scelta finale di Draghi al posto di Conte a Palazzo Chigi. Per l’economista dunque la figura dell’ex Governatore BCE conferma come ancora una volta «la cultura del capitalismo nordamericano ha vinto sulla cultura dell’ordoliberalismo tedesco», ovvero una cultura basata sulla crescita è assai meglio della stabilità di prezzi.
In questo senso, Draghi è il meglio su piazza ed è l’esatto opposto del Governo tecnico di Mario Monti 10 anni fa: «Mario è un fine politico e gode di forte credibilità sia nei confronti dei nuovi Stati Uniti di Joe Biden, sia nei confronti dei tedeschi, che hanno imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo come negoziatore implacabile. E ormai si sono convinti a fare i conti con la realtà che lui rappresenta, spinti dalle necessità della loro stessa macchina produttiva». Sapelli spiega come Mario Draghi sia venuto per salvare sì l’industria italiana, ma perché “utile” a quella tedesca che si fornisce proprio con i prodotti italiani: «la Cina non può fornire ciò che forniamo noi. E il mercato cinese è meno stabile e affidabile. Il regime di Xi Jinping si è messo a giustiziare i capitalisti, i tycoon, di recente persino le loro mogli, accusate di adulterio». Berlino teme ora Pechino e vuole riprendere a correre a livello industriale ed economico: in questo senso, la scelta “politica sopra i partiti politici” di Draghi è la risposta ideale. Per Giulio Sapelli il Ministero della Transizione Ecologica e lo Sviluppo Economico saranno due snodi importantissimi per il nuovo Governo e non per le teorie M5s: «Un ministro come Giancarlo Giorgetti e la Lega, unico partito ancora dotato di un insediamento territoriale, vogliono una transizione rispettosa dello sviluppo economico. Dall’altro lato, c’è la credenza magica nella decrescita infelice di 5 stelle e e Pd. Stabilire quale strada intra- prendere sarà una decisione politica». In conclusione, Sapelli a La Verità lancia un messaggio al nuovo Governo: «I grillini credono che tutto debba scendere dall’alto. Ma Draghi sa benissimo che bisogna “mettere a terra” questa transizione ecologica. Bisognerebbe seguire l’esempio francese».