Sara Olga Savoldello non ha mai nascosto la sua grande ammirazione per il padre, il Mago Silvan. La primogenita di Aldo Savoldello, ha svelato poco tempo fa alcuni retroscena del lavoro del genitore, deciso a portare sempre con sé quel cardigan blu scuro che indossa d’inverno, con le tasche sformate e piene di palline, caramelle, tappi e altro ancora. “Quando guarda la tv, ci infila dentro le mani e si allena”, rivela a Il Corriere della Sera, “è un ottimo massaggiatore: quando vado a trovarlo e mi fa male il collo o la schiena gli chiedo subito di pensarci lui”. Del resto i numeri del Mago Silvan si basano anche sul suo modo di gesticolare quelle dita affusolate, sempre in movimento e in grado di incantare il pubblico. “Lo considero il migliore perché ne comprendo la difficoltà”, dice la figlia svelando che il numero preferito del padre riguarda la manipolazione delle candele, “in fondo anche lei potrebbe tagliare una donna in tre pezzi, ma per tenere cinque candele o cinque palline tra le dita ci vogliono forza e allenamento enormi”.
SARA OLGA SAVOLDELLO, IL SOPRANNOME DATOLE DAL PADRE
La magia per il Mago Silvan continua anche fuori di casa: dal fruttivendolo, dove ama far sparire albicocche e ogni tipo di frutto, oppure a tavola con la famiglia. “Trasforma la mollica in crosta o un tappo rosso in bianco”, continua Sara, cresciuta e vissuta nei camerini del genitore, a contatto con conigli bianchi, colombi e molto altro ancora: “La domenica, quando mamma restava a casa a fare le faccende, lui mi portava in campagna, nelle fattorie: potevo buttarmi nei fienili, giocare con i maialini, accarezzare le mucche”. Sara Olga Savoldello sarà sempre per il padre, il Mago Silvan, la sua Pipinella. Un nomignolo affettuoso che il genitore le ha affibbiato fin da piccola e che ha mantenuto anche una volta che è diventata adulta, si è sposata con il marito Eugenio e ha avuto i due figli Giacomo Domenico e Francesco Aldo.
IL PRIMO NUMERO DI MAGIA
Anche se abituata fin da piccola a seguire l’illusionista in giro per il mondo, tanto da considerarsi nomade, Sara non ha mai potuto accedere nell’antro del padre, due stanze inavvicinabili che si trovano nella sua casa a Roma, una con le pareti a specchio, dove prova i suoi numeri, e l’altra lo studio con una ricca libreria piena di volumi su magia e simili. “Da piccoli non potevamo mai scendere”, dice a Il Corriere della Sera parlando dell’infanzia vissuta con il fratello minore Stefano, “perché sul pavimento avremmo potuto inciampare in fili trasparenti o polverine infiammabili. Crescendo, siamo stati ammessi. Io mi sedevo per terra e raccoglievo le carte che cadevano in terra alla fine di ogni numero”. Degna figlia d’arte, anche Sara farà il suo primo numero da giovanissima, attorno ai 12 o 13 anni, durante un party di compleanno. “Chiesi di scrivere su dei pezzetti di carta nomi di persone morte e soltanto uno di un vivente. Li mescolai e li bruciai: l’unico foglietto a non prendere fuoco fu quello con il nome della persona viva. Rimasero tutti sconvolti, io mi vergognai tantissimo perché li avevo ingannati”, confessa.