È ormai trascorso un anno dalla scomparsa di Sara Pedri, la ginecologa scomparsa il 4 marzo 2021 e di cui si sono perse completamente le tracce. Lunedì 21 febbraio è in programma la seconda udienza dell’incidente probatorio, nella quale due testimoni sono chiamate a esporre la loro versione dei fatti sul presunto clima vessatorio che si respirava all’interno del reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale “Santa Chiara” di Trento, guidato dall’ex primario Saverio Tateo, difeso dall’avvocato Salvatore Scuto.
Accusato assieme alla sua vice Liliana Mereu di maltrattamenti e abuso di mezzi di correzione, ha parlato per la prima volta ai microfoni del quotidiano “La Stampa”, sulle cui colonne ha asserito che il presunto mobbing che avrebbe spinto Sara Pedri a togliersi la vita (ad oggi non si conosce il destino della giovane, ma dopo quasi 365 giorni di silenzio assoluto si pensa le sia accaduto qualcosa di irreparabile, ndr) altro non è che “un’odiosa e gravissima falsità”.
SARA PEDRI: PER LA PRIMA VOLTA PARLA L’EX PRIMARIO SAVERIO TATEO
Nel prosieguo del suo intervento a mezzo stampa, Saverio Tateo ha sottolineato che lui non coglieva quel fantomatico clima pesante di cui ora si parla: “Se non fossi stato convinto di guidare una buona struttura, di cui i pazienti erano soddisfatti, come dimostrano le lettere e le telefonate che ho ricevuto in questi mesi, me ne sarei andato, accettando un invito ricevuto nel 2019 da un ospedale estero molto prestigioso”. Per quanto concerne i presunti bisturi lanciati in sala operatoria, l’ex primario di Trento dice di non aver “mai assistito né tantomeno messo in atto comportamenti simili. Se qualcuno mi avesse esposto i suoi problemi, avrei risposto, non scappo da nessuna parte. Invece mi sono impegnato nella sanità pubblica, forse questa cosa ha dato fastidio a qualcuno. Del resto, l’azienda sanitaria trentina mi ha sottoposto a valutazione ogni anno e riconfermato ogni 5 anni”.
E, ancora: “Non sono aggressivo, sono una persona piuttosto severa, amo il rigore perché in ospedale è fondamentale. Semmai mi è stata rimproverata l’eccessiva serietà, ma si può ben capire come le responsabilità e la posta in gioco richiedessero sempre la massima attenzione“. Per quanto concerne Sara Pedri, a detta di Tateo “la dottoressa ha ricevuto da me tutti i riguardi che sono dovuti a una giovane professionista. Era una ragazza emiliano-romagnola, educata e desiderosa di imparare. Era una specialista da poco tempo, la sapevo sola in Trentino e per di più durante la seconda ondata di Covid. Per questo le avevo dato dei turni che la lasciavano libera i fine settimana e i festivi. Nei 59 giorni in cui è rimasta in reparto ha fatto due sole notti, di cui una in sostituzione di una collega che si era ammalata. Ho avuto poco tempo per conoscerla meglio, perché è rimasta con noi poco, poi è andata a Cles, la prima sede di ospedale che aveva scelto. Avevo notato il dimagrimento della ragazza” e quando scomparve “rimasi sbigottito. Pensai che fosse successo qualcosa e che si sarebbe risolto”.