Continuano le ricerche per trovare il corpo di Sara Pedri, che secondo gli investigatori si sarebbe tolta la vita. La sorella Emanuela, a Storie Italiane, racconta: “La speranza c’è sempre stata, le indagini non si sono mai fermate al di là delle attivazioni ufficiali. Si è sempre andati a perlustrare il lago. Il comandante ci ha sempre accolto e sostenuto e ci ha sempre dato la sua promessa di non dimenticarsi mai di Sara. Per me questa è una speranza al di là della ricerca”.
La mamma, Mirella, torna con la mente a quei mesi difficili, gli ultimi in cui Sara è stata con loro prima di sparire nel nulla: “Un conto è sentire la sua voce, che era provata, anche da lontana, ma quando l’abbiamo vista… Non era più Sara. Non era più lei, quella che avevano conosciuto a Ferrara, a Catanzaro. Stava rinchiusa in camera, non voleva venire a pranzo con noi, si vergognava di far vedere il suo stato”.
Sara Pedri, la sorella: “Lei non li nominava mai…”
La sorella Emanuela fa poi il punto sulle indagini, che vedono come imputati il primario e la vice del reparto dove Sara Pedri lavorava: “C’è un licenziamento e un’indagine in corso, non penso che ora lavori da un’altra parte. È stato allontanato da quell’ospedale. Lei è stata sospesa e ora lavora a Catania”.
A detta della sorella, “Sara non li nominava, è stato difficile scoprire quali fossero gli abusi, li abbiamo scoperti in seguito. Lei proteggeva la famiglia in quel momento, non solo era imbarazzata ma proteggeva noi. Cosa faceva quest’uomo? Erano gli isolamento, le urla, i condizionamenti, la pressione lavorativa… Quando tu fai questo ad una persona e la fai sentire insicura, tu instilli magari anche inconsapevolmente la paura di far male agli altri. Quando si innesca questo, è finita per un medico”.