Di Sara Pedri, ginecologa forlivese di 31 anni, non si hanno notizie dal 4 marzo scorso, malgrado le ricerche siano state condotte per mesi dopo il ritrovamento della sua auto, abbandonata sul ponte di Mostizzolo, in provincia di Trento, con la portiera aperta e lo smartphone sul sedile. Dopo le accuse di mobbing e di maltrattamenti indirizzate al primario Saverio Tateo, responsabile del reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale Santa Chiara, spunta ora una mail che la professionista aveva inviato al medico per annunciargli la sua decisione di ritornare, dopo quattro mesi di prova a Trento, al nosocomio di Cles.
Questo il contenuto del messaggio, pubblicato dal quotidiano “La Verità”: “Gentile direttore, comunico che dal giorno 1 marzo 2021 rientrerò in servizio presso l’U.O. Di Cles, presi accordi con il dottor Luzietti. Le sarò sempre profondamente riconoscente per le attenzioni e la cura con cui ha seguito i miei primi passi in campo lavorativo. Proseguirò con il massimo dell’impegno”. Per dovere di cronaca, sottolineiamo come questa missiva telematica dalla quale traspare gratitudine risale al 26 febbraio, dunque a pochi giorni prima della scomparsa della dottoressa.
SARA PEDRI, GIALLO: HA DAVVERO SUBÌTO MOBBING? I MESSAGGI ALLA SORELLA EMANUELA
Insomma, se si prendessero in esame esclusivamente queste parole, il presunto mobbing da parte del primario e della sua vice, Liliana Mereu, non esisterebbe. Eppure, a fare da contraltare a questa mail, ci sono i tanti messaggi WhatsApp inviati da Sara Pedri alla sorella Emanuela. Alcuni esempi? “Qui è un inferno”, “Mi trattano come se fossi una lavapavimenti”, “In sala operatoria sono stata schiaffeggiata sulle mani come alle elementari”.
Nel frattempo, Tateo e Mereu sono finiti nel mirino di una Commissione disciplinare interna e di quella costituita dagli ispettori mandati dal ministro Roberto Speranza e guidati da Maria Grazia Laganà (Pd). L’esito? Reparto eccellente, però Tateo “non sa relazionarsi con i colleghi”. Ne consegue il trasferimento ad altro incarico di primario e vice, i quali chiedono il reintegro immediato. Furibondo l’avvocato Salvatore Scuto, difensore del primario, che ha dichiarato a “La Verità”: “La Commissione disciplinare ha utilizzato il risultato della Commissione d’inchiesta interna dell’ospedale in maniera parziale, prendendo alcune dichiarazioni e rifiutando di portare a conoscenza di Tateo l’intero risultato. Di fatto, conosciamo 14 dichiarazioni su 104. Questa è una violazione del diritto di difesa che si sta perpetuando in tutto il procedimento disciplinare, viziandolo”. Intanto, la famiglia di Sara Pedri continua a vivere nel tormento e nell’angoscia, in attesa di una realtà che neppure le acque del torrente Noce hanno saputo finora restituire.