3 anni fa la scomparsa di Sara Pedri, ginecologa 31enne le cui tracce si sono perse il 4 maggio 2021 in Trentino. Secondo quanto emerso sul caso, sarebbe stata vittima di mobbing sul posto di lavoro, l’0spedale Santa Chiara di Trento nel quale anche altri dipendenti avrebbero subito maltrattamenti per i quali sono finiti a processo Saverio Tateo e Liliana Mereu, rispettivamente primario e vice del reparto in cui la giovane ginecologa lavorava.



La famiglia di Sara Pedri, attraverso le parole della sorella Emanuela Pedri a Pomeriggio 24, confida nella giustizia e lancia un appello affinché chi subisce simili condotte trovi il coraggio di denunciare. Circa una ventina di persone che hanno lavorato nella stessa struttura si sarebbero fatte avanti per esporre i fatti di cui sarebbero state vittime nel corso degli anni e da prima che Sara Pedri prendesse servizio, e il caso è ora al vaglio dei giudici. “Viviamo in un limbo“, ha dichiarato la sorella della ginecologa che sottolinea come la perdita di Sara Pedri sia ancora più dolorosa perché non c’è una tomba su cui piangerla: il corpo della professionista 31enne, infatti, non è stato ritrovato e le ricerche si sono dovute fermare. L’ipotesi è che giaccia sul fondo di un lago e la difficoltà oggettiva di scandagliarlo rende praticamente impossibile intervenire per tentarne il recupero.



La sorella di Sara Pedri: “Aspettiamo giustizia”

Intervistata durante la trasmissione Pomeriggio 24, su RaiNews24, la sorella di Sara Pedri ha ripercorso il dramma della scomparsa della ginecologa e ha descritto “il limbo” di attesa e interrogativi senza risposta che la famiglia si trova a vivere ormai da 3 anni. Era il 4 maggio 2021 quando di Sara Pedri si è persa ogni traccia e l’ipotesi che ha preso forza è quella di un suicidio al culmine di una spirale di maltrattamenti sul posto di lavoro.

Ci sono 20 parti offese, 20 dotteresse che hanno avuto il coraggio di esporsi e non girarsi dall’altra parte. È importante dirlo, perché denunciare non è mai banale. A volte purtroppo dalle tragedie nasce il coraggio e questo è stato, oggi però il sistema deve essere un esempio, questo deve far riflettere, per permettere a chi vive un disagio così importante di poter denunciare perché si sente tutelato e protetto. Penso che manchi proprio questo, oggi non si denuncia perché ci si sente abbandonati”.