Cresce l’attesa tra i famigliari di Sara Scimmi per la decisione del giudice sull’opposizione alla richiesta di archiviazione del secondo filone di indagini per omicidio volontario, sempre rimasto a carico di ignoti, aperto dopo la morte della 19enne. La ragazza fu trovata senza vita in via Ciurini, a Castelfiorentino, la notte del 9 settembre di due anni fa. Dopo un esposto presentato in seguito ai dubbi sugli ultimi minuti di vita della giovane, è arrivata la richiesta di archiviazione contro cui il padre Antonio, la madre Clementina e la sorella della 19enne, Giulia, si sono opposti tramite i loro avvocati. Quella di Sara Scimmi è una morte su cui c’è da fare ancora chiarezza. L’udienza si è svolta, ma il giudice – come riportato da La Nazione – si è preso del tempo per comunicare la sua decisione. E quindi la famiglia della ragazza deve ancora aspettare. Una cosa per loro è certa: c’è dell’altro dietro la tragedia.



SARA SCIMMI, ALTRI COLPEVOLI DELL’OMICIDIO?

Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, coordinati dal pm Alessandra Falcone, Sara Scimmi fu travolta dal camion guidato da Milko Morelli, originario di Milano ma residente nel Pisano, a Santa Maria a Monte. Per questo l’uomo è stato rinviato a giudizio: l’accusa è di omicidio stradale e fuga, e la prossima udienza si terrà l’8 ottobre. Il cadavere della 19ene fu trovato da alcuni passanti alle 3.23 del mattino, a pochi chilometri dalla casa dove viveva e dove non è mai tornata. La ragazza, reduce da una serata in discoteca, venne travolta sulla regionale 429. Secondo le indagini sarebbe arrivata sul luogo dell’incidente a piedi, ma la famiglia è di diverso avviso, per «motivi di natura caratteriale» e per altri di «natura oggettiva», a partire dalla «tempistica con la quale Sara avrebbe raggiunto a piedi il luogo del sinistro» o al fatto che «le telecamere non registrano alcun transito di pedoni» nei momenti chiave di quella notte di sangue e mistero. Ci sono zone d’ombra su cui per la famiglia bisogna fare luce con «un’investigazione suppletiva».

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