La vita di Sara Sforza, 23 anni, si è chiusa nel modo più imprevedibile e inaccettabile agli albori del 2020: con un incidente stradale al km 126 della via Tiburtina causato da un giovane marocchino risultato sotto effetto di alcol e stupefacenti al momento dell’impatto. Ma ad aggiungere al danno – irreparabile – anche il gusto amarissimo della beffa, è la notizia che il nordafricano, Y.A. le sue iniziali, era stato oggetto di un provvedimento di espulsione: grazie però ad un ricorso presentato dal suo avvocato in Cassazione il marocchino è rimasto in Italia. Oltre a Sara, nella Renault Twingo uscita distrutta dall’impatto avvenuto alle 17 di giovedì nel tratto marsicano della strada statale 17, nelle vicinanze di Celano, c’era anche Alessio Vergari, il fidanzato 31enne con cui la ragazza sogna di aprire un centro da estetista specializzato. Seduto sul lato del passeggero, Alessio è rimasto gravemente ferito ed è stato ricoverato all’ospedale di Avezzano, dove ieri è stato sottoposto a controlli per un forte trauma cranico e ad un intervento chirurgico per ridurre la frattura di un braccio.
SARA SFORZA, MORTA IN INCIDENTE CAUSATO DA MAROCCHINO UBRIACO
Secondo la ricostruzione dei carabinieri della Compagnia di Avezzano, a causare l’incidente stradale costato la vita a Sara Sforza sarebbe stato il tentativo di sorpasso azzardato dal marocchino. Il 25enne avrebbe tentato di superare la macchina che lo precedeva in un tratto di strada caratterizzato da visibilità ridotta, ma soprattutto dalla doppia striscia sull’asfalto a segnalare il divieto di sorpasso. L’Alfa Romeo 159 dell’africano ha invaso così la corsia opposta finendo per schiantarsi a velocità sostenuta contro la Renault Twingo guidata da Sara. Il marocchino, già noto alle forze dell’ordine per l’uso di stupefacenti, è risultato positivo ai test dell’alcol e della droga. Una circostanza che ha fatto montare la polemica in particolare ad Aielli, paesino in provincia dell’Aquila di cui Ilaria era originaria, e che ha portato al lancio di una petizione su Change.org denominata “Giustizia per Sara” e che nel giro di poche ore ha già superato le 5mila firme. Nella petizione, indirizzata al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, viene chiesto l’arresto del marocchino, che al momento si trova libero, ma indagato per omicidio stradale, all’interno dell’ospedale dell’Aquila, dov’è ricoverato per curare i traumi riportati nello scontro. Come riportato dal Corriere della Sera, infatti, il procuratore incaricato delle indagini, Andrea Paladino, non ha per ora firmato alcuna ordinanza di custodia in carcere o ai domiciliari non ritenendo che esistano i presupposti per farlo. Tra i primi ad accorrere sul luogo dell’incidente lo zio vigile del fuoco di Sara, di turno in quel momento, e la zia dottoressa, che ha tentato di rianimarla disperatamente. Una storia terribile: nessun provvedimento restituirà la ragazza alla sua vita e alla sua famiglia, ma la richiesta di giustizia è quanto mai impellente.