Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, è intervenuto ai microfoni del “Corriere della Sera” nella sua prima intervista da quando ha raggiunto la tolda di comando della Conferenza episcopale italiana. In prima battuta, Zuppi ha annunciato che la Chiesa cercherà un’interlocuzione con il presidente del Consiglio, Mario Draghi: “Credo sia un momento decisivo per tutti, il Paese e l’Europa. La pandemia e la guerra, rivelano la fragilità di tanti equilibri che si credevano scontati e ci chiedono di guardare al futuro. Sarà un ottobre caldo, le crisi possono diventare pericolose. C’è bisogno di grande compattezza, consapevolezza e sforzo trasversale per il bene comune”.
A giudizio del cardinale Zuppi, ora serve uno sforzo nazionale e continentale di andare oltre il contingente, andando così incontro alla vera richiesta “di chi vive in sofferenza e povertà: sei milioni di persone, uno su dieci, una situazione aggravata da fragilità e solitudine. L’Europa deve mostrare la ricchezza della sua tradizione umanistica a un mondo che talvolta non riesce a capire. La bellezza della democrazia non è scontata”. Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) potrebbe essere la prima donna premier d’Italia e Zuppi a tal proposito ha asserito: “La Chiesa non ne ha, la volontà del popolo è sovrana. Qualunque sia l’interlocutore, la Chiesa starà attenta a difendere le sue priorità, il bene delle persone, la persona umana al centro. Senza nessuna preclusione”.
CARD. MATTEO ZUPPI: “ABUSI? FAREMO LAVORO SERIO”
Nel prosieguo del suo intervento sul “CorSera”, il presidente della Cei Matteo Zuppi ha ricordato che Papa Francesco – in riferimento alla guerra in Ucraina – non ha mai confuso aggressore e aggredito, e ha parlato subito di guerra. Ma “tutte le guerre finiscono con un negoziato, anche se c’è un vincitore. Bisogna tenere aperti tutti i canali, pur di interrompere il massacro. Siamo in una guerra di trincea, come nel ’14-18, ma con una tecnologia ultramoderna. Bisogna pensare a un impegno vero sul disarmo. Certo, c’è la necessità della legittima difesa, purché proporzionata. Ma dobbiamo investire il doppio nella ricerca della pace senza armi”.
La Cei farà un lavoro di ricerca sugli abusi a partire dal 2000: “Da quell’anno abbiamo dati sicuri, quelli della dottrina della Fede. Dati oggettivi, non proiezioni statistiche. Facciamo una cosa seria, che ci fa più male perché riguarda noi adesso. Aiuterà anche nella prevenzione e a capire il fenomeno più vasto nella società, se non c’è pregiudizio”.