Chiara Saraceno, sociologa e filosofa, in un editoriale pubblicato su La Stampa, ha commentato la situazione in cui versa l’Italia sulla base dei nuovi dati Istat, che evidenziano come il Paese abbia un tasso di natalità sempre più basso. “È un circolo vizioso in cui la società sembra avviluppata, che spiega le difficoltà di crescita e ammodernamento. Il forte invecchiamento della popolazione è la causa principale della bassa natalità, cui si unisce una persistente bassa fecondità anche nelle numericamente ridotte oggi in età potenzialmente fertile”, ha scritto.



L’esperta è stata critica anche nei confronti delle nuove generazioni. “I giovani hanno livelli di istruzione ancora comparativamente bassi, anche se in miglioramento, e una comparativamente elevata incidenza di coloro che né studiano né lavoro”. La categoria in questione rappresenta un quinto del campione di persone tra i 15 e i 29 anni, tra disoccupati, in cerca di lavoro e scoraggiati.



Saraceno: “Italia vecchia con giovani poco istruiti e bassa fecondità”. Il parere della sociologa

Chiara Saraceno è dell’idea che sia necessario un cambiamento immediato per invertire la rotta. “Le giovani generazioni sono a ranghi sempre più ridotti, ma invece di essere considerate, proprio per questo, un bene prezioso da valorizzare e su cui investire, sono lasciate ai margini”, ha scritto ancora. I problemi sono ulteriormente incrementati per le donne. “Queste uniscono alle difficoltà proprie della loro generazione quelle specifiche di genere: gli stereotipi che spesso vincolano i percorsi formativi e le discriminazioni nel mercato del lavoro, ma anche gli ostacoli che incontrano se diventano madri”, ha sottolineato.



I dati parlano chiaro in tal senso. “Il tasso di occupazione delle 25-49enni nel 2022 è stato dell’80,7% per le donne che vivevano da sole, il 74,9% per quelle che vivevano in coppia senza figli e il 58,3% per le madri. Si dirà che è una questione di preferenze, di libere scelte. Ma questi divari si riducono molto con l’aumento dell’istruzione, per cui si tratta di preferenze fortemente vincolate”.