IL MONITO DEL CARD. SARAH SULLA SFIDA AL RELATIVISMO DOMINANTE

In “Catechismo della vita spirituale” il Cardinale Robert Sarah non si tira indietro, come da suo stile del resto, nel mettere nero su bianco le problematiche reali della Chiesa e della fede ad oggi: il nuovo libro già sta facendo polemica per chi ritiene che le sue affermazioni siano un attacco a Papa Francesco. Leggendo ad esempio le anticipazioni emerse negli scori giorni, o ancora l’ultimo stralcio pubblicato oggi dal “Foglio”, in realtà si scorge un obiettivo alquanto più alto e nobile: dare una sveglia alla coscienza troppo spesso “sopita” del popolo cristiano per rimettere davanti l’unico vero criterio della Cristianesimo, ovvero Cristo stesso. «Un onesto esame di coscienza dovrebbe portarci a riconoscere che la stessa nostra religione è parzialmente responsabile della sua marginalizzazione», scrive durissimo il prefetto emerito del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.



Per il Card. Sarah la Chiesa troppo spesso è divenuta «tiepida e insipida», senza quella convinzione e chiarezza che purtroppo non aiutano l’ambiguità fluida dei tempi moderni: Sarah cita Papa Francesco per mettere in guardia sui reali rischi all’orizzonte, «se la Chiesa investe tutte le proprie energie in questioni mondane per le quali non possiede particolari competenze; se i cristiani elaborano, ciascuno, la propria dottrina e il proprio piccolo magistero; e se, scontrandosi inevitabilmente gli uni contro gli altri, iniziano a odiar- si e a insultarsi volgarmente, offrendo uno spettacolo di odio, risentimento, menzogna, rifiuto, di- sprezzo e di reciproche umiliazioni, come potrebbero ricondurre il mondo a Dio e proporre il Vangelo come stile di vita e libertà, così che il Verbo di Dio possa costituire una diga, “il rifugio dell’uomo davanti all’onda di piena del male che cresce nel mondo come dice Papa Francesco». Il problema per il Cardinale guineano è che la Chiesa è divenuta quasi del tutto silente sulle questioni che costituiscono il cuore della sua missione e Buona Novella: «l’insegnamento in materia di fede e di morale, la difesa della dignità della persona umana dal concepimento alla morte naturale, l’amministrazione dei misteri che nutrono l’anima per la vita eterna e risvegliano alla spiritualità e alla trascendenza», scrive ancora il prelato nel suo ultimo libro appena dato alle stampe.



CARDINAL ROBERT SARAH: “MAI RINUNCIARE ALLA VERITÀ, È RINUNCIA A CRISTO”

La pedofilia e gli abusi indegni di uomini dentro la Chiesa hanno certamente minato la fiducia in questi anni, ma non è l’unico problema che solleva il Cardinal Robert Sarah: «Dando spesso l’impressione di strizzare l’occhio al pensiero globalista, la Chiesa viene vista come un’organizzazione filantropica impegnata tra le altre cose nel servizio dei poveri, nelle questioni sociopolitiche, ambientali, nell’immigrazione, ecc., più di quanto appaia come depositaria delle parole di Colui che ha detto: “Io sono la Via, la Verità e la Vita” (Gv 14,6)». Sarah si chiede dove sia finita quella passione ardente per l’annuncio di Cristo e della Verità, quello stesso ardore che per fortuna ancora diversi volti della Chiesa sparsi nel mondo sanno ancora comunicare e trasmettere: la religione cristiana, ammette il Cardinale, ha perso come l’audacia di sfidare il nemico profetizzato da Benedetto XVI decenni fa, il relativismo dominante. «La Chiesa cattolica ha scelto quella che si pretende essere la via dell’umiltà: traumatizzata dal timore del trionfalismo, non rivendica più alcuna specificità tra le religioni del mondo, accettando di fatto di essere semplicemente considerata come una delle tre “religioni del Libro”, senza più l’audacia di sfidare il relativismo e l’indifferentismo religioso dominanti, rivendicando il possesso della piena verità su Dio e sull’uomo», scrive ancora nel capitolo pubblicato oggi dal “Foglio”.



Una Chiesa al servizio del mondo ma nella sua accezione più negativa, dando veridicità alla profezia geniale posta da Soloviev ne “I tre dialoghi e il racconto dell’Anticristo”: in quell’opera magnifica, spiega Sarah, l’autore russo preannunciava che sarebbe venuto il giorno in cui il cristianesimo avrebbe avuto la tendenza a ridurre il fatto salvifico di Gesù – «che può essere accolto solo con un atto di fede, difficile e coraggioso» – ad una serie di “valori” facili da «smerciare sul mercato del mondo». Un cristianesimo del genere, scrive il Card. Sarah, «che parlasse di “valori” ampiamente condivisi risulterebbe certamente più accettabile nei salotti delle élite al potere, nelle manifestazioni sociali e politiche, nei programmi televisivi». Il problema storico e morale è come può una fede del genere poter rinunciare al vero fondamento del cristianesimo, ovvero Cristo stesso, lo scandalo della Croce e la «sconvolgente realtà della Risurrezione del Signore». Secondo il cardinale vi sono dei valori assoluti, che la filosofia saggia chiama “trascendentali” e altri che invece sono quelli “relativi”, tra quasi tutti assunti a primari dalla cultura contemporanea: valori trascendentali sono l’uno, il vero, il buono, il bello. «Chi li percepisce, li onora e li ama, percepisce, onora e ama Gesù Cristo, anche se non lo sa, anche se si crede ateo, perché, in realtà, Cristo è la verità, la giustizia, la bellezza stessa», spiega Sarah. Sono invece relativi (che attenzione non significano negativi, ma semplicemente con valore non assoluto-trascendentale) come valori «la solidarietà, la pace, il rispetto per la natura, il dialogo, che richiedono un certo discernimento per evitare insidie e ambiguità: ci sono, infatti, anche solidarietà cattive, paci ingannevoli, un culto della natura autodistruttivo e dialoghi sterili».