L’assassinio di Sarah Halimi a Tg2 Storie
Il brutale assassinio di Sarah Halimi sarà al centro della nuova puntata di “Tg2 Storie”, in onda oggi, sabato 4 giugno alle 23.45 su Rai 2. Sono trascorsi cinque anni dall’omicidio di Sarah, la donna ebrea parigina uccisa il 4 aprile del 2017 da un vicino di casa musulmano, originario del Mali, Kobili Traoreé. Il delitto fu compiuto al grido di “Allah Akbar” ma ad oggi resta ancora una ferita aperta, soprattutto per il figlio della donna uccisa a soli 65 anni: “Non vogliamo arrenderci, non possiamo arrenderci”, dice a gran voce Yonathan a Repubblica.
Un anno fa la corte di Cassazione francese ha accolto l’istanza di non punibilità di Kobili Traoreé basandosi su un articolo del codice penale per il quale non è perseguibile chi, al momento del delitto, soffre di un disturbo psichiatrico. L’assassino di Sarah Halimi non aveva mai manifestato dei disturbi psichiatrici prima, eppure i magistrati ritennero che al momento dell’omicidio della donna fosse in preda ad una crisi psicotica causata dall’uso di hashish. Una giustificazione che tuttavia non ha mai convinto il figlio della vittima, che in merito ha tuonato: “È una decisione incomprensibile, significa che chiunque voglia commettere efferati crimini può fumare hashish con la garanzia dell’impunità”.
Il figlio di Sarah Halimi deluso dalla Francia
I Tribunali francesi che si occuparono del caso di Sarah Halimi, accolsero la matrice antisemita dell’omicidio anche alla luce della ricostruzione della brutale vicenda: l’uomo con precedenti penali e frequentatore di una moschea vicina alle frange islamiste radicali, aveva sequestrato, picchiato ed infine defenestrato Halimi, ex insegnante in pensione, al grido di “Allah Akbar”.
Fu istituita anche una commissione di inchiesta in parlamento che avrebbe evidenziato i numerosi errori nel corso delle indagini. A commentare quanto accaduto è stato anche il figlio della vittima, che al quotidiano ha proseguito: “La polizia ha tralasciato molti indizi che mostravano la premeditazione e non è neppure stata fatta una ricostituzione del crimine come di solito avviene in questi casi”. A detta di Yonathan la giustizia francese non avrebbe svolto il proprio lavoro correttamente: “Sono deluso dalla Francia”, ha commentato, sebbene il caso abbia generato una grande mobilitazione.