L’AMMISSIONE DI SARKOZY SULLE DIMISSIONI DI BERLUSCONI NEL 2011

Le risatine, l’attacco dei mercati, la salita dello spread e l’avvicendamento con l’europeista filo-Bce Mario Monti: quello che per anni Forza Italia ha definito come “golpe” in merito alle dimissioni di Silvio Berlusconi nell’autunno 2011 rischia ora di venire confermato in toto dopo le dichiarazioni clamorose di Nicolas Sarkozy nel suo ultimo libro. «Io e Merkel chiedemmo al Premier Berlusconi di dimettersi», spiega l’ex Presidente francese e leader dei Repubblicani. Era il 3 novembre 2011 e il tutto avvenne al vertice del G20: il 12 novembre Berlusconi annuncia le dimissioni del suo governo in piena “tempesta finanziaria” con l’Italia sotto attacco degli speculatori, favorendo l’ascesa del Governo tecnico di Mario Monti.



«Le nostre relazioni avevano iniziato a peggiorare. Berlusconi stava diventando la caricatura di se stesso. L’imprenditore brillante, l’uomo politico dall’energia indomabile, non era più che un lontano ricordo. Il triste episodio del “Bunga-Bunga” aveva annunciato una fine poco gloriosa… Ho approfittato di quel viaggio romano per sostenere la candidatura di Mario Draghi alla presidenza della Banca centrale europea… Draghi era competente, aperto e simpatico», scrive ancora Sarkozy nel suo libro-biografia ripercorrendo le tappe di quel “golpe bianco” poi effettivamente avvenuto. Con le Borse in crisi e l’Italia a rischio, era l’Europa stessa a scricchiolare: «si trattava di salvare la terza economia dell’eurozona: l’Italia». E così scatta il piano per le dimissioni, intromettendosi negli affari di un governo straniero: «Angela Merkel e io decidemmo di convocare Berlusconi per convincerlo a prendere ulteriori misure per provare a calmare la tempesta in atto». Qui però il compianto premier italiano, secondo Sarkò, rispose con argomenti «patetici e deliranti»: «cominciò a spiegare che non avevamo capito che non c’erano rischi sui mercati internazionali, perché il debito pubblico italiano era nelle mani degli italiani. Voleva creare altro debito da mettere sulle spalle solo dei suoi compatrioti. Tutto ciò era abbastanza delirante».



DA BERLUSCONI ALLA GRECIA, IL PIANO SARKOZY-MERKEL RIEMERGE 20 ANNI DOPO…

L’incontro descritto da Sarkozy con presenti Berlusconi e Merkel sarebbe diventato poi incandescente anche se il Cav tentò di ammorbidire la tensione con qualche battuta, considerata dal duo franco-tedesco «completamente fuori luogo». L’epilogo è poi il segno più tranciante dell’esperienza politica di Silvio Berlusconi: «Ci fu tra di noi un momento di grande tensione, quando ho dovuto spiegargli che il problema dell’Italia era lui! Angela e io eravamo convinti che era diventato il premio per il rischio che il Paese doveva pagare ai sottoscrittori dei titoli del Tesoro. Pensavamo sinceramente che la situazione sarebbe stata meno drammatica senza di lui e il suo atteggiamento patetico».



Da Berlusconi alla Grecia, secondo quanto rivelato da Sarkozy nel suo libro “Il tempo delle battaglie” l’unità di intenti Francia-Germania a cavallo degli anni Dieci scatenarono altri cambiamenti nei Governi europei: «Abbiamo dovuto sacrificare Papandreu (all’epoca premier greco) e Berlusconi per tentare di contenere lo tsunami…I mercati hanno capito che noi auspicavamo le dimissioni di Berlusconi. È stato crudele, ma necessario». Commentando il doppio “golpe” che sarebbe dunque avvenuto tanto in Italia quanto in Grecia oltre dieci anni fa interviene Gianfranco Rotondi, all’epoca dei fatti Ministro per l’Attuazione del Programma nel Governo Berlusconi: «Nelle memorie di Sarkozy arriva la certificazione della interferenza di altri Paesi europei nello svolgimento della politica italiana. Sarkozy in questo caso é reo confesso, di circostanze che ben conoscevamo. L’ex Presidente francese trascura solo di confessare uno dei principali motivi dell’attacco a Berlusconi e al suo Governo». Non solo, l’ex Ministro svela un retroscena che potrebbe aiutare a capire perché Francia e Germania furono così ostili con l’azione dell’esecutivo italiano: «il nostro Governo varò un decreto cosiddetto ‘salvabanche’, che in realtà salvava i risparmiatori in caso di default delle banche italiane. Il Governo inglese chiese riservatamente che il nostro decreto fosse emanato dopo uno analogo del Governo britannico, per un fatto di prestigio. E così fu. Germania e Francia venivano costrette ad analoga azione, ma erano consapevoli del fatto che Berlusconi non rischiava nulla, perché il sistema bancario italiano era abbastanza sano, mentre ad esempio quello tedesco presentava inquietanti criticità. Da quel momento Merkel e Sarkozy divennero delle belve con Berlusconi»