L’ex presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy mercoledì è stato condannato in appello a tre anni di carcere, uno dei quali da scontare in cella. Una pesante condanna che rientra nell’ambito del processo sullo scandalo delle intercettazioni: l’ex capo dell’Eliseo, oggi 68 anni, si è sempre dichiarato innocente nonostante l’imputazione e la condanna per i reati di corruzione e traffico di influenza. Stessa identica pena per il suo avvocato storico, Thierry Herzog, e per l’ex alto magistrato Gilbert Azibert.
Secondo l’accusa, Sarkozy nel 2014 si sarebbe impegnato attraverso l’avvocato Herzog a sostenere la candidatura di Azibert ad una prestigiosa carica nel Principato di Monaco – che il magistrato non ha mai ottenuto – in cambio di interventi e comunicazioni riservate riguardanti un caso allora all’esame della Cassazione. “Andrò fino in fondo perché non ho fatto nulla per meritare una condanna”, la certezza dell’ex presidente nella lunga intervista rilasciata ai microfoni de Le Figaro.
SARKOZY: “CERTI GIUDICI FANNO POLITICA”
“Sono sicuro che la verità alla fine trionferà”, ha confidato Nicolas Sarkozy ai microfoni del quotidiano transalpino: “Ho capito subito che sarebbe stata una lotta a lungo termine per vincere, non solo la mia causa, ma i principi essenziali della nostra democrazia, che sono stati calpestati: la riservatezza delle conversazioni tra un avvocato e il suo cliente; la realtà della prova o l’assenza di prova; il dubbio che deve, in ogni caso, giovare alla difesa e non all’accusa; il diritto a una giustizia imparziale che giudichi ciò che ho fatto o non ho fatto, e non ciò che sono… Quindi, mi limito a osservare i fatti”. Secondo Sarkozy, sin dall’inizio della procedura tutti questi principi sono stati intenzionalmente violati al solo scopo di costruire la colpa. L’ex presidente francese è certo della sua innocenza e si è detto pronto ad andare fino in fondo: “Perchè ripeto che non ho fatto nulla di riprovevole”. Ma non è tutto. Secondo Sarkozy certi magistrati “conducono una battaglia politica”. L’accusa rivolta contro la presidente della corte d’appello Sophie Clement – ricordando un attacco personale in un articolo su Le Monde nel 2009 – ha acceso il dibatto, tanto da richiedere l’intervento del primo presidente della Corte d’appello parigina, Jacques Boulard: “Deploro l’attacco personale contro una magistrata, attraverso la rievocazione di osservazioni formulate 15 anni fa, su un progetto di riforma, per discreditare una decisione della giustizia decisa collegialmente, dopo dibattiti contradditori. Come lo ha recentemente ricordato il Consiglio superiore della magistratura, in uno Stato di diritto democratico, la critica di una sentenza di giustizia non deve in alcun caso esprimersi mettendo in causa personalmente il magistrato autore della decisione”, riporta l’Ansa.