Nonostante le numerose divergenze d’opinione con Putin, Nicolas Sarkozy ritiene che l’Europa abbia bisogno della Russia e viceversa. «Per questo motivo, avevamo anche respinto l’adesione dell’Ucraina e della Georgia alla NATO, nonostante le forti pressioni degli Stati Uniti. Volevamo evitare che Putin finisse nella paranoia anti-occidentale, che è stata a lungo una tentazione per la leadership russa». L’ex presidente della Francia ne parla in un’intervista a Welt, precisando che comunque Putin ha sbagliato nell’invadere l’Ucraina. «Ma una volta detto questo, bisogna guardare avanti e cercare una via d’uscita. La Russia è un vicino dell’Europa e lo rimarrà». D’altra parte, non è convinto che Putin non sia più l’uomo che ha conosciuto. «Ho avuto una dozzina di conversazioni con lui. Non è irrazionale».
Di sicuro, l’Europa deve provare ad uscire da questa impasse, anche perché i suoi interessi non coincidono con quelli degli Stati Uniti secondo Sarkozy. «Non possiamo attenerci a questa strana idea di fare la guerra senza fare la guerra! Saremo costretti a chiarire la nostra strategia, soprattutto se questa guerra durerà a lungo. La diplomazia, i colloqui e lo scambio di idee sono e rimarranno gli unici mezzi per raggiungere una soluzione accettabile. Senza compromessi, nulla sarà possibile e corriamo il rischio che le cose, a un certo punto, degenerino. E questa polveriera potrebbe avere conseguenze terribili». Per quanto riguarda la Crimea, propone un referendum, organizzato sotto il controllo della comunità internazionale. Il resto dipende invece dall’evoluzione della guerra.
SARKOZY “UCRAINA DEVE RESTARE NEUTRALE”
Per Nicolas Sarkozy non solo l’Ucraina non deve entrare nella NATO, ma neppure nell’Unione europea. «L’Ucraina è una sorta di “trattino” tra l’Occidente e l’Oriente. E deve rimanere tale. Qui si stanno facendo promesse ingannevoli che non saranno mantenute. Simili a quelle fatte alla Turchia per decenni. Non solo perché l’Ucraina non sarà pronta e non soddisfa i criteri richiesti per l’adesione. Ma perché deve rimanere un Paese neutrale», dichiara a Welt. Parole destinate a far discutere, come è accaduto per altre dichiarazioni passate. Ma per Sarkozy la neutralità non è un insulto.
«Tra l’altro, potrebbe essere garantita da un accordo internazionale che preveda misure di sicurezza particolarmente forti per proteggere il Paese da qualsiasi rischio di nuova aggressione». Per l’ex presidente francese è una questione di coerenza e realismo. «Il compito dell’Ucraina è quello di fare da ponte tra l’Europa e la Russia. Ora, chiedere all’Ucraina di scegliere tra queste due parti mi sembra contraddire la storia e la geografia di questa complessa regione». Così come bisogna ammettere per Sarkozy che le cose non cambierebbero pure con la caduta di Putin. «Molti politici sono dello stesso parere, ma non vogliono ammetterlo. Macron è probabilmente in testa».
NICOLAS SARKOZY SULLA CRISI MIGRANTI IN EUROPA
Nell’intervista al giornale tedesco, però, affronta un altro tema caldo, quello dell’immigrazione. «Purtroppo, la crisi migratoria non è ancora iniziata!». Il peggio deve ancora accadere secondo Nicolas Sarkozy, secondo cui è fondamentale il controllo alle frontiere, ma comunque non è sufficiente. «Dobbiamo renderci conto che il problema va affrontato prima. Il fallimento economico dell’Africa sta diventando il dramma dell’Europa. Pertanto, spetta anche all’Europa farsi carico della costruzione e del finanziamento delle gigantesche infrastrutture necessarie in Africa, perché con tutti i giovani che sono costretti a migrare, troveranno lavoro e finalmente sfuggiranno alla miseria. Non è una questione di generosità, è una questione di sopravvivenza per l’Europa. Dobbiamo finanziare e pianificare lo sviluppo del continente africano, perché non può essere escluso dalla crescita e dal progresso economico».
Un lavoro tutt’altro che semplice, ma Sarkozy è consapevole della complessità di questa sfida «immensa». Presuppone anche un cambiamento delle regole a livello europeo. «Dobbiamo agire o soffriremo, questo è il dilemma». Da un punto di vista pratico, quindi nell’immediato, bisogna creare hotspot e trattare le domande di immigrazione nell’Africa subsahariana. «Bisogna fare tutto il possibile per garantire che coloro che sono disposti a partire siano trattenuti nei loro Paesi. Se hanno già attraversato il Mediterraneo, è troppo tardi per agire – spiega l’ex presidente francese a Welt -. Anche un ingresso in Europa senza che la domanda sia stata presentata in anticipo e trattata in questi nuovi centri deve portare a un rifiuto definitivo».