Satispay, azienda leader nel trasferimento di denaro in modalità digitale, entra ora nel mercato dei buoni pasto. Ad annunciarlo, come riportato da La Stampa, è stato Alberto Dalmasso, co-founder e amministratore delegato. “È un settore che grida disruption, rivoluzione. È estremamente vicino a quello dei pagamenti. Che abbiamo già dimostrato di saper fare bene con 4 milioni di utenti e 300 mila esercenti”, ha affermato.



La volontà, anche in questa nuova avventura, è quella di ridurre le commissioni. “Studiando il settore abbiamo capito che è molto distorto dalle gare al ribasso come dimostra il fallimento di Qui!Group. Si sono create delle best practice in cui gli unici a rimetterci sono gli esercenti”, ha continuato. La percentuale a carico degli esercenti al momento oscilla tra il 12% e il 15% con tempi d’incasso fino a 120 giorni. Consip ha però recentemente imposto un tetto del 5%. “Si sta iniziando a capire il problema. Ma resta il fatto che ci sono 3 milioni di lavoratori italiani che usano i buoni e altri 19 milioni che potrebbero averli. Soprattutto se continuerà a essere incentivato il welfare aziendale. In uno scenario del genere serve più equilibrio e un servizio migliore”.



Satispay nel mercato dei buoni pasto: l’iniziativa presentata da Dalmasso

La scelta di Satispay fin dal suo ingresso nel mercato dei buoni pasto è stata per questo motivo quella di azzerare le commissioni a carico degli esercenti fino a 10 euro. Una risposta concreta a coloro che sostengono che questo meccanismo serve a mantenere la sostenibilità dell’impresa. “Questo ha una sua marginalità intorno al 9% data da un arbitraggio Iva, senza imporre commissioni agli esercenti. I venditori fanno margine su quello, mentre il resto è un gioco di sconti per aggiudicarsi le gare con la pubblica amministrazione o le grandi aziende. Sconti che vengono caricati attraverso commissioni sui merchant finali. Noi parte di quel margine l’andremo a utilizzare con le grandi aziende per prendere il mercato in fretta, ma siamo convinti che gli sconti andranno a ridursi”, ha spiegato ancora Alberto Dalmasso.



È una strategia che si preannuncia vincente. “Perché più noi saremo rilevanti più il ristorante di turno deciderà di non accettare buoni pasto con commissioni diverse dalle nostre, ovvero 20 centesimi per ogni transazione oltre i 10 euro. E poi perché le grandi aziende che vogliono tenere i loro dipendenti, oltre a spendere in formazione e benefit investiranno in un buona che sarà accettato anche a cena, anche nei ristoranti migliori. Anche perché chi accetta i nostri buoni, incassa subito”, ha concluso.