Il processo agli ex pm Antonio Savasta e Luigi Scimè riparte da zero e si sposta a Potenza. Ai due imputati in seguito all’inchiesta della procura di Lecce sulla “Giustizia svenduta” al tribunale di Trani dal 2014 al 2018, a causa di sentenze e azioni giudiziarie pilotate, sono state annullate le sentenze di condanna in abbreviato, come era accaduto per l’ex gip di Trani Michele Nardi. La decisione è stata presa dai giudici della Corte d’appello di Lecce, presidente Nicola Lariccia, nello specifico hanno annullato i 10 anni inflitti a Savasta e i 4 anni a Scimè, trasmettendo gli atti alla procura di Potenza.



Comunque, nel procedimento sono coinvolti anche gli avvocati Ruggero Sfrecola, Giacomo Ragno e l’immobiliarista Luigi D’Agostino. Anche nel loro caso le condanne sono state annullate. Pertanto, la Corte ha accolto l’eccezione di incompetenza territoriale-funzionale che era stata presentata dalla difese alla luce di quanto deciso lo scorso settembre dal giudice per le indagini preliminari di Lecce Laura Liguori.



PM ARRESTATI: ATTI ALLA PROCURA DI POTENZA

Il gip Liguori, in merito al terzo filone dell’inchiesta in cui compaiono 12 persone, tra cui pure la sorella dell’ex pm, Emilia Savasta, aveva dichiarato la sua incompetenza territoriale trasmettendo gli atti della procura di Potenza. Quindi, aveva aderito all’impostazione della Corte d’appello nell’altra composizione. Infatti, lo scorso primo aprile la Corte d’appello, in altra composizione, aveva annullato la sentenza di primo grado con cui l’ex gip Michele Nardi era stato condannato a 16 anni e 9 mesi per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari. Una volta trasmessi gli atti alla procura di Potenza, se questa dovesse ravvisare ipotesi di reato da perseguire, allora dovrebbe formulare un nuovo avviso di conclusione delle indagini e quindi una nuova richiesta di rinvio a giudizio. Antonio Savasta, dopo l’arresto del 2019, decise di dimettersi dalla magistratura e collaborò con gli inquirenti. Poi trascorse un lungo periodo agli arresti domiciliari, mentre ora è libero e sottoposto solo all’interdizione dai pubblici uffici.

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