Roberto Saviano ha recentemente espresso alcuni pensieri a mezzo stampa sulla famiglia e, a tal proposito, sulle colonne del quotidiano “Avvenire” ha trovato spazio la pronta replica del parroco di Caivano, don Maurizio Patriciello: “E noi, poveri illusi, c’eravamo cascati – ha esordito il religioso –. C’è un giovane, brillante, preparato, nostro compaesano, che della camorra non ha paura. Ha il coraggio di esporsi, di dire le cose come stanno, di chiamare per nome i camorristi e i loro affiliati”.
Poi, sottolinea il parroco, è arrivata la serie televisiva “Gomorra” che ha destato più di qualche preoccupazione per la crudezza delle scene proposte e, soprattutto, per il rischio che quelle immagini avrebbero potuto ammaliare i giovani in bilico e incitarli a gettarsi tra le braccia dei vari Savastano. Dopo l’arresto di Maria Licciardi, boss della Camorra di Secondigliano, Saviano ha scritto: “Quando mi chiedono quando finiranno le mafie, rispondo quando finiranno le famiglie. Quando l’umanità troverà nuove forme di organizzazione sociale, nuovi patti d’affetto, nuove dinamiche in cui crescere vite”. Che cosa significa? “Rimaniamo basiti – ha riferito don Patriciello –. Il passaggio dalla famiglia alla Camorra non è per niente scontato”.
“SAVIANO, IL MALE NON È NELLA FAMIGLIA”
È quindi pervenuta un’ulteriore precisazione: “Quando ho pensato di creare la serie Gomorra, la mia sfida principale non era centrata sul realizzare al meglio il racconto delle dinamiche criminali ma sul riuscire a raccontare la famiglia… Con i Savastano non intendevo mostrare solo la sovrapposizione tra famiglie mafiose e famiglie imprenditrici, volevo mettere sotto osservazione il modello stesso della famiglia. Volevo che tutti sentissero, specchiandosi nei Savastano, la dinamica patogena insita in qualsiasi famiglia moderna”.
Il parroco di Caivano ha ringraziato, sempre attraverso “Avvenire”, l’autore per la sua chiarezza, in quanto “gettata via la maschera, il dialogo può continuare con più onestà e chiarezza. A noi sembra che lo scrittore abbia le idee un po’ confuse sia sul concetto di famiglia sia sul dramma del male che affligge l’uomo da quando esiste il mondo. Chi è portato a tradire la parola data, le promesse fatte, i giuramenti, lo farà dappertutto: in politica, nella società e anche nella propria famiglia. Il male è antecedente alla famiglia”. Peraltro, sottolinea don Patriciello, la famiglia di Savastano con la stragrande maggioranza delle famiglie campane non ha da spartire proprio niente: “Mi chiedo, se per caso, lo scrittore non stia prospettando la spaventosa utopia di sottrarre i figli ai legittimi genitori per farli educare allo Stato? Roberto caro, ti ho apprezzato e sostenuto quando ti sei messo contro il clan dei casalesi. Capisco che in quelle vesti ormai ti senti stretto, ma lascia stare. Non offendere inutilmente milioni di famiglie. Non farti ingannare da strane ideologie. Non ne vale la pena”.