Roberto Saviano, noto scrittore e autore di alcuni bestseller letterari, fra cui “Gomorra”, è intervenuto nella giornata di domenica 8 agosto 2021 sulle colonne de “Il Corriere della Sera” con un articolo a sua firma inerente alla figura di Maria Licciardi, boss della Camorra arrestata nei giorni scorsi all’aeroporto di Ciampino. L’ha fatto descrivendo la sua storia e, soprattutto, mettendo in discussione il ruolo chiave della famiglia nella nostra società. Un’analisi che può essere letta anche partendo dal fondo del suo pezzo, in cui scrive: “Quando mi chiedono quando finiranno le mafie, rispondo quando finiranno le famiglie. Quando l’umanità troverà nuove forme d’organizzazione sociale, nuovi patti d’affetto, nuove dinamiche in cui crescere vite”.
Paragonando, poi, i nuclei familiari a focolari chiusi, porte serrate, geloso possesso della felicità. Tutto questo perché la “Piccerella” (questo il soprannome della Licciardi) ha appreso l’arte del comando sul campo, dai suoi cari. “La famiglia è il mezzo e il fine del profitto – ha aggiunto Saviano –, il sangue è la garanzia unica della fiducia. Fidati solo del tuo sangue è l’imperativo della ‘Piccerella’. Non perché il tuo sangue sia migliore di altri, ma perché nessun rivale crederà mai al tradimento di un tuo parente e quindi sarà costretto ad esserti fedele”.
ROBERTO SAVIANO: “SENZA FAMIGLIA NON ESISTEREBBERO LE ORGANIZZAZIONI CRIMINALI”
Nella sua disamina sulle colonne del “Corriere”, Roberto Saviano evidenzia che per Maria Licciardi la famiglia è la radice di ogni profitto, di ogni ricatto, di ogni guerra. L’autore afferma: “Se non esistesse il concetto di famiglia, non esisterebbero le organizzazioni criminali. La famiglia è innanzitutto organizzazione, è mutuo soccorso, ma solo verso chi ha il merito di condividere lo stesso sangue. Il matrimonio è un patto economico tra gruppi. I figli sono protezione del patrimonio e eredità. Le amicizie sono momentanee e utili se arrecano vantaggio”.
Questo ragionamento, però, a detta di Saviano, va applicato anche alle famiglie non criminali, ma appartenenti al capitalismo contemporaneo, “macchina di controllo e competizione, di accordo e feroce ricerca di profitto”. Ma davvero la famiglia, al di fuori dei contesti mafiosi, rappresenta un male da estirpare e sostituire con “nuovi patti d’affetto”? A differenza di Saviano, noi non siamo oracoli infallibili, ma questa volta pare proprio che il ragionamento della firma del Corriere non stia in piedi: così come una società in cui sia cancellata la famiglia…