Un lungo atto di accusa “culturale, antropologico e politico” quello andato in scena stamane su La Repubblica dal suo editorialista più ricorrente in tema migranti, Roberto Saviano, contro il “nemico n.1”, ovvero il Ministro dell’Interno Matteo Salvini. La miccia che fa esplodere per l’ennesima volta lo scrittore di Gomorra è il caso Sea Watch e in particolare la figura della capitana “eroina della sinistra” Carola Rackete: gli insulti indegni rivolti alla comandante della nave salva-migranti mentre veniva arrestata a Lampedusa sono lo spunto per la riflessione di Saviano che punta il dito, inevitabilmente, contro il vicepremier «“Spero che ti violentino ’sti negri, a quattro a quattro te lo devono infilare”, La dinamica è tipica: da un lato il sesso visto come aberrazione, insulto, porcheria, vizio, e dall’altro il senso di inferiorità che qualcuno ha in questo campo verso l’africano». Per Saviano dunque non solo gli insulti a Carola sono colpa di Salvini ma rifletterebbero un senso di assoluta inferiorità col corpo muscoloso dei migranti (anche se il passaggio non è così netto visto che Carola è tutt’altro che un migrante o una donna di colore, ndr): «Tutta la retorica razzista di Salvini sugli immigrati furbi invasori perché arrivano con corpi atletici e non sono scheletri affamati, nasconde un evidente complesso di inferiorità. Il «ti devono violentare» viene dalla bocca degli stessi che blaterano di violenza carnale ogni volta che discutono di immigrazione ciarlando con crassa ignoranza di mafia nigeriana, della quale non sanno nulla».



SAVIANO E L’INFERIORITÀ DI SALVINI AI MIGRANTI

Roberto Saviano attacca, Salvini per ora non risponde e forse medita nuova querela dopo quanto letto nell’editoriale di Repubblica: «una donna così per i leghisti deve essere insopportabile anche solo da immaginare. Ed è naturale che insultare una donna attraverso il sesso sia la cosa più scontata e facile per vomitare la propria frustrazione». Gli insulti a Lampedusa sono stati fatti da diversi siciliani presenti sul posto durante l’arresto della capitana della Sea Watch ma non è mica detto che siano “leghisti” o “militanti di Salvini”: sono come tutti quelli che insultano, in ogni grado e latitudine, dei beceri ignoranti, di qualsiasi colore, razza o partito siano. Ma per Saviano la colpa va ascritta solo in Salvini: «in un Paese così, si dà addosso a una persona che salva con il proprio impegno dei disperati dall’agonia e si difende, invece, chi non mostra la minima trasparenza e chi ha alleanze torbide e partner politici criminali. Il meccanismo è sempre lo stesso: se sei un bandito non puoi convincere gli altri che tu non lo sia, puoi però cercare di far credere che tutti gli altri siano peggio di te. Ecco il gioco sporco di Matteo Salvini e dei leghisti con Carola». Il finale è il consueto aut aut savianesco su quale parte scegliere nella “battaglia culturale”: «Con chi volete stare? Con chi chiede manette per chi ha salvato vite? Con chi augura a una donna una violenza carnale? Da che parte volete stare?». Come se non esistesse una terza via, quella in cui non si insultano le persone e non le si annullano, ma magari non si è per forza per l’accoglienza indiscriminata di chiunque cerchi di varcare i confini nazionali. Per Saviano questa posizione semplicemente non esiste. Anzi, non può esistere.

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