“Un piccolo passo per un uomo, un grande passo per l’umanità”. Sono le famose parole pronunciate da Neil Armstrong, il primo uomo a mettere piede sulla Luna, esattamente 50 anni fa, il 20 luglio 1969, alle ore 20 ora italiana, Dopo circa venti minuti scese anche il secondo astronauta, Edwin Aldrin. Immagini storiche, quasi leggendarie. Ma pochi sanno di qualcosa che avvenne in quei momenti e di cui nessuno parlò durante la diretta mondiale. Prima di scendere sul nostro satellite, il piano dell’opera prevedeva un momento di pausa per gli astronauti. In quei minuti Aldrin, che si era portato il tutto dalla Terra, fece la comunione con ostia e vino consacrati. Armstrong lo osservava in silenzio. Aldrin era infatti un cristiano praticante, appartenente alla Chiesa presbiteriana del Texas, Armstrong dichiarò di credere in un essere supremo creatore dell’universo, ma non era praticante. Aldrin ricordando come una delle prime cose fatte da Cristoforo Colombo quando arrivò in America fu di fare la comunione, volle fare lo stesso, sentendosi come lui, lo scopritore di un nuovo mondo. Scrive oggi il sito Aleteia in un articolo al proposito che “Aldrin si confrontò dapprima col pastore Dean Woodruff, che gli preparò un apposito kit da portare nello spazio: conteneva un’ostia consacrata e una piccola fialetta di vino consacrato”.
RENDERE GRAZIE A DIO
Ne parlò cola Nasa, che gli disse che poteva farlo, ma di non parlarne. Il fatto è che durante la missione dell’Apollo 13, l’anno prima, che per prima fece il giro intorno alla Luna passando anche dal lato oscuro quello che noi dalla Terra non possiamo vedere mai, i tre astronauti a bordo Frank Borman, Jim Lovell e William Anders lessero in diretta mondiale il primo capitolo del libro della Genesi, “«Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte”. La cosa scatenò le ire di Madalyn Murray O’Hair, fondatrice degli Atei americani che denunciò la Nasa. Per questo non si voleva si ripetesse un episodio analogo. Così nessuno seppe mai del gesto per molti anni, che Aldrin poi raccontò nella sua biografia e anche in pubblico. Anni dopo disse che forse oggi non lo rifarebbe: “Forse, se dovessi farlo di nuovo, non sceglierei di celebrare la comunione. Sebbene fosse un’esperienza profondamente significativa per me, era un sacramento Cristiano, e noi eravamo sulla luna a nome di tutta l’umanità – che fossero i Cristiani, gli Ebrei, i Musulmani, gli animisti, gli agnostici, o gli atei. Ma all’epoca non riuscii a pensare a un modo migliore per riconoscere il valore immenso della missione di Apollo 11 se non rendendo grazie a Dio”. Insomma, un gesto sincero e spontaneo per un credente, che dimostra come già 50 anni fa il cosiddetto politicamente corretto dettava legge.