Luigi Sbarra, segretario della Cisl, è intervenuto sul dibattito attorno a Stellantis in un’intervista rilasciata per Il Mattino, nella quale ha anche affrontato il tema della transizione elettrica nell’automotive. Partendo da Taveres, il segretario ci tiene a sottolineare che “i toni che ha usato recentemente non ci sono davvero piaciuti. Sfiorano il ricatto” e, di contro, l’impegno del Governo per ottenere impegni chiari sui “progetti industriali nel nostro Paese” è del tutto legittimo.
Sulla questione Stellantis, secondo Sbarra, “quello che serve è un patto tra impresa e sindacati sul rilancio del settore auto in Italia“, più che una partecipazione italiana nell’azienda, che ritiene essere “anacronistica e fuori tempo”. Differentemente, occorre “un potere pubblico che sostenga lo sviluppo e la transizione ecologica, che pretenda la realizzazione degli investimenti privati promessi, che difenda gli impianti, sostenendo innovazione e innalzamento dei livelli dell’occupazione”. In particolare, sempre da Stellantis, secondo Sbarra, il governo dovrebbe spingere affinché in Italia si mantenga una produzione di “modelli che siano vincenti, non legati a mercati elitari, ma di massa, in modo da saturare l’occupazione nei siti nazionali con volumi di produzione importanti”.
Sbarra: “Stellantis deve rispettare i patti presi”
Sempre in tema Stellantis, secondo Luigi Sbarra, devono anche arrivare certezze in merito al sito produttivo di Polignano, che dal 2026 si vedrà sottrarre, dalla Serbia, la produzione di Panda. Secondo il segretario è “grave e preoccupante che Tavares abbia indicato prospettive incerte”, perché “un disimpegno in Campania avrebbe esiti pesantissimi per il territorio e per il Mezzogiorno”.
“Stellantis”, spiega ancora Sbarra, “deve rispettare i patti, esercitare responsabilità sociale, assicurando la salvaguardia di tutti i siti industriali nel Paese. Abbiamo bisogno di sapere quali saranno i modelli che sostituiranno la Panda. È la questione centrale per poter costruire con l’azienda un accordo“. Infine, occorrerà anche un impegno importante da parte del governo per incentivare la produzione di auto elettriche in Italia, perché secondo Sbarra “siamo molto in ritardo” e rischiamo di rimanere senza “un segmento ad alta densità occupazionale“. Serve, conclude, “una politica industriale nuova fatta di impegni chiari e concertati per radicare gli investimenti e governare la transizione tecnologica ed energetica”.