Cambia ancora una volta il calendario delle scadenze fiscali. È una delle novità contenute nel decreto maggio, ribattezzato dl Rilancio. Il governo prevede uno slittamento generalizzato al 16 settembre 2020 dei versamenti di marzo, aprile e maggio relativi alle ritenute sui redditi di lavoro dipendente, addizionali regionali e comunali dell’Iva periodica con i limiti e le condizioni già previste dai decreti precedenti. L’attesa potrebbe rivelare qualche sorpresa perché, oltre a questi slittamenti, dovrebbe essere compreso anche lo stop al versamento dell’Irap per le imprese in crisi a causa dell’emergenza coronavirus. Va precisato che per ora le tasse riguardanti il 2020 non sono state cancellate dal governo, ma solo sospese. E infatti si sta lavorando per allungare la proroga fino al mese di settembre, secondo quanto riportato da Repubblica. Nel differimento a cui si sta lavorando potrebbero rientrare anche le cartelle esattoriali, gli avvisi di accertamento e l’Imu. Quindi si va verso stop a versamenti di Iva, ritenute d’acconto, contributi previdenziali e Inail, atti di accertamento, cartelle esattoriali, rate della rottamazione-ter e del saldo e stralcio e avvisi bonari. I pagamenti si potranno fare in unica soluzione oppure in quattro rate di pari importo.



SCADENZE FISCALI RINVIATE A SETTEMBRE: QUALI SLITTANO

Per quanto riguarda imprese, professionisti e lavoratori autonomi, il governo valuta la possibilità di spostare a metà settembre quei versamenti sospesi da marzo. Lo stesso ministro dell’Economia Roberto Gualtieri aveva detto alle parti sociali di essere a lavoro per un’ulteriore proroga di tre mesi, da giugno a settembre, dei versamenti sospesi per marzo, aprile e maggio. Quindi, il 16 settembre dovrebbe diventare la data più probabile per il pagamento di tutti gli adempimenti tributari. Lo stop riguarda le imprese con ricavi o compensi non superiori a 2 milioni di euro nel periodo di imposta 2019, in riferimento a Iva, contributi previdenziali e assistenziali, premi per l’assicurazione obbligatoria. Stop anche cartelle e accertamenti: 30 milioni di atti da notificare fino a dicembre potrebbero slittare al 2021. Per quanto riguarda invece l’Irpef, secondo Repubblica, ora l’unica cosa certa è che si può pagare l’acconto in base al regime previsionale, ossia tenendo conto dei redditi del 2020 e non di quanto incassato nel 2019. Chi ha avuto perdite sensibili può anche saltare l’acconto. Ciò riguarda anche la cedolare secca, per cui chi avesse perso redditi da locazione potrà evitare di pagare le tasse non dovute.

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