E’ scattata la somministrazione della terza dose del vaccino anti covid in Italia, ma sono in molti nella comunità scientifica a storcere il naso, fra cui Francesco Scaglione, docente di Farmacologia all’Università degli Studi di Milano e farmacologo clinico all’Ospedale Niguarda. Come sottolineato dal Corriere della Sera il medico sta analizzando da mesi un gruppo di 3mila persone (tutte facenti parte del personale ospedaliero), che si è vaccinato a gennaio. «Valutiamo il calo della risposta anticorpale tramite le IgG anti-Spike — ha raccontato Scaglione, componente della Società italiana di farmacologia (Sif), al quotidiano di via Solferino, — abbiamo visto che, mentre a 3 mesi rimane alta, a 6 mesi si abbassa notevolmente nel 40-50% dei soggetti. Invece i guariti da Covid, che hanno ricevuto una sola dose di vaccino, mantengono mediamente la risposta anticorpale alta anche a 6 mesi, nonostante un minimo di variabilità individuale».



Quindi, a domanda specifica se la terza dose dovrebbe essere offerta a tutti, Scaglione ha risposto: «In questo momento non credo serva la corsa al richiamo, anche se proteggere i fragili con il booster è giusto, per un atto precauzionale. Nel nostro studio abbiamo visto che, tra coloro che hanno ricevuto il vaccino a gennaio, solo una decina di persone su tremila si è reinfettata con sintomi lievi, senza necessità di ricovero».



SCAGLIONE: “I VACCINI MRNA HANNO UN PICCOLO DIFETTO…”

«Abbiamo dunque la prova – ha continuato Scaglione – che i vaccini proteggono a lungo, soprattutto dalla malattia. In ospedale, nel reparto Covid, oggi abbiamo quasi solo non vaccinati. I pochissimi vaccinati sono anziani o persone con diverse patologie pregresse, ma grazie al vaccino non rischiano la vita a causa dell’infezione. Non abbiamo prove che chi si vaccina possa ammalarsi in modo serio».

Secondo Scaglione è giusto utilizzare i vaccini a tecnologia mRna per le terze dosi ma «Hanno un piccolo difetto, cioè scatenano la risposta immunitaria lentamente. Questo perché, prima degli anticorpi, il nostro organismo deve produrre la proteina Spike del coronavirus». La cosa potrebbe comunque cambiare nel volgere di breve tempo: «Nei prossimi mesi saranno disponibili dei vaccini anti-Covid classici, cioè a base di proteine ricombinanti, in grado di attivare una risposta ultra-rapida perché si salta una tappa, dato che viene immessa nel corpo direttamente la proteina Spike. I vaccini proteici potrebbero essere un’ottima arma da usare per la terza dose, ma è necessario aspettare qualche mese».