Eugenio Scalfari scrive ancora sul cristianesimo e lo fa da non credente affascinato da «un Essere che mi riempie l’Anima e la Ragione»: per il fondatore di Repubblica il fascino del divino e della realtà con un compimento aumenta sempre più e le frequentazioni negli anni con il Cardinal Carlo Maria Martini e Papa Francesco hanno accentuato questo spirito “critico” sul proprio ancora convinto ateismo.
Avviene così che con l’occasione del Natale, Scalfari su Repubblica traccia un profilo “tra psiche e fede” del vero protagonista dei prossimi giorni, quel Bambino Gesù nella mangiatoia di Betlemme che da 2020 anni rivoluzione e “sconvolge” il mondo. E così tra crisi sociale, psicologica e morale del nostro mondo, il giornalista ultranovantenne si concentra sulla misteriosa figura di Cristo, intuendo che forse proprio da lì occorre ripartire per comprendere a fondo una realtà quotidiana sempre più “impegnativa” e drammatica. «È un uomo che si convince di essere figlio Dio o il Figlio di Dio che sa dell’inizio di doversi fare uomo?», si chiede Scalfari analizzando entrambe le ipotesi sotto il profilo psicologico.
SCALFARI, GESÙ E IL MISTERO
Nella prima ipotesi «a un certo punto della vita, dopo essersi analizzato in solitudine e aver evocato il Tentatore, Gesù sente dono di sé una grande potenza», scrive ancora Scalfari nel lungo editoriale sul Natale. Nella seconda ipotesi invece, il Cristo conosce già tutto da subito «da quando cioè l’angelo fa l’annuncio alla Vergine Maria e si forma il sacro embrione». Secondo il giornalista amico di Papa Francesco, «Nell’umano di Gesù resta operante un solo istinto: quello della carità, l’identificazione dell’Io con il prossimo. Il sacrificio dell’Io al Noi del prossimo. Il Cristo umanizzato è appassionato della propria sofferenza». Tra dubbi, testimonianze e “interpretazioni” Scalfari arriva alla conclusione che il Mistero rimane e la sua ragione “agnostica” non riesce a “scegliere” una delle due ipotesi: «Gesù di Nazareth è morto, Cristo è risorto, il Figlio degli uomini ha cessato di esistere, il Figlio di Dio è tornato alla destra del Padre per l’eternità». Per Scalfari la differenza sta tutta nel racconto storico della Chiesa e chi invece «in quei testi uno strumento per comprendere la natura profonda della psiche e delle sue figure». Secondo il giornalista, il punto in comune tra le due ipotesi gli sfugge ancora ma si dice profondamente “attirato” a quell’unione: «papa Francesco, che ha interpretato alla perfezione questi racconti che hanno creato la religione cattolica e cristiana. Spero di poterlo incontrare al più presto, anche se ci sentiamo comunque al telefono e ci scriviamo».