13 paesi EU al centro dello scandalo spionaggio

Lo scandalo dello spionaggio in Europa sembra allargarsi ogni giorno di più, includendo ormai una buona parte degli stati membri dell’Unione Europea, tanto da spingere la Commissione ad avviare un’ampia inchiesta per fare luce sulla vicenda. In base a quanto rilevato dal quotidiano tedesco Die Welt, che ha citato il rapporto della Commissione, nello scandalo sarebbero attualmente inclusi 14 Stati membri, mentre ci sarebbero prove concrete di un uso illegale del programma solamente in Polonia, Ungheria, Grecia e Spagna.



Al centro dello scandalo sullo spionaggio c’è il particolare spyware (ovvero letteralmente un software utile a spiare i dispositivi che infetta) chiamato Pegasus, prodotto dall’azienda israeliana NSO. Grazie a questo programma si può “facilmente” accedere a telefoni, computer e, più generalmente, dispositivi elettronici della vittima, di fatto controllando ogni azione che viene fatta con questi. Si possono ascoltare e registrare le chiamate, scattare foto o registrare video, controllare mail, messaggi e social media. A quanto rileva, però, la Commissione UE Pegasus è stato per lo più utilizzato per monitorare e sorvegliare politici, dissidenti, attivisti o funzionari, anche interni alla Commissione Europea, in modo completamente illegale.



L’omertà degli stati sullo scandalo spionaggio

Insomma, sembra che lo scandalo dello spionaggio stia assumendo fattezze sempre più concrete e grandi, includendo di volta in volta sempre più stati. 14 Stati membri, secondo la Commissione, avrebbero acquistato Pegasus dalla NSO, mentre sarebbe stato usato illegalmente da almeno 4 di questi. In alcuni casi, come per esempio in Germania, il software viene usato soprattutto per monitorare le presunte attività terroristiche, nel rispetto delle leggi tedesche, come sottolinea Die Welt.

In questo contesto, dunque, non dovrebbe stupire il fatto che la Commissione UE abbia deciso di avviare un’ampia inchiesta sullo scandalo spionaggio, ma il problema è che starebbe trovando l’opposizione degli stessi Stati membri. A quanto rivela il quotidiano, anche lo stesso governo tedesco avrebbe evitato di collaborare con le autorità europee. Similmente, anche l’Ungheria avrebbe rifiutato di interloquire con la Commissione, seppur sia uno dei paesi in cui l’uso di Pegasus risulta più ampio e preoccupante (ed avrebbe toccato almeno 300 persone). Ad Ungheria e Germania si sono unite anche la Polonia, la Spagna e la Grecia. Un comportamento che ha spinto la Commissione a definire l’atteggiamento dei governi omertoso, “in una democrazia mettere le persone sotto sorveglianza dovrebbe essere un’eccezione e dovrebbero esserci delle regole. E non dovrebbe essere possibile abusarne per scopi politici, di partito o per restare al potere, manipolare elezioni o insabbiare la corruzione. Sì, sono molto arrabbiata con i governi europei”, ha commentato l’eurodeputata olandese Sophie in ‘t Veld.