È sempre più velenoso lo scontro a distanza tra Carlo Calenda e il Fatto Quotidiano. Nei giorni scorsi l’ex ministro, ora candidato sindaco di Roma, aveva annunciato a Il Foglio che non avrebbe parlato alla festa del giornale diretto da Marco Travaglio, alla quale avrebbe dovuto partecipare per confrontarsi con Virginia Raggi e Roberto Gualtieri. Il “no” di Calenda non è affatto piaciuto a Travaglio, che gli ha riservato un duro attacco nello spazio “Ma mi faccia il piacere”. Poi ha lasciato che fosse Andrea Scanzi a prendersela con il leader di Azione. Il giornalista ha riservato, infatti, parole tutt’altro che lusinghiere: «Interpretava lo scolaro protagonista, Enrico, ed era doppiato perché già allora parlava come Bombolo». La penna di punta del Fatto Quotidiano ha poi aggiunto: «Si laurea in Giurisprudenza e si mette a lavorare in società finanziarie. Approda in Ferrari e fa carriera, legando molto con Luca Cordero di Montezemolo, del tutto casualmente amico ed ex compagno di scuola del papà di Carletto Water(loo)».
Andrea Scanzi ha poi parlato di una «spiccata propensione al disastro» e della nomina a ministro dello Sviluppo economico: «Fa di tutto per peggiorare ulteriormente un esecutivo di per sé imbarazzante, e ci riesce». In merito, invece, alla creazione del partito Azione, «un condominio bonsai a due piani». La scelta di correre per il Campidoglio di Carlo Calenda invece per Scanzi è «l’ennesima ricaduta masochista». Ma è andato anche oltre, definendolo un «twittatore che si credeva Churchill e in realtà era stocazzo (con rispetto parlando)».
LA DURA REPLICA DI CALENDA A SCANZI
Non è tardata ad arrivare la replica di Carlo Calenda. «Amici de il @fattoquotidiano potete continuare per altri mesi con queste fiumane di insulti adolescenziali (Water, Bombolo etc), che squalificano solo voi, ma non fate altro che confermare la correttezza della mia decisione di lasciarvi nel vostro brodo (primordiale)», ha twittato. Quindi, il leader di Azione ha allegato l’articolo integrale di Andrea Scanzi nella speranza che in molti lo leggano. «È piuttosto autoesplicativo. Affettuosi auguri per una lesta uscita dall’età prepuberale. Un periodo difficile per tutti. Avete la mia comprensione», ha aggiunto Carlo Calenda. Qualche ora dopo ha aggiunto, sempre su Twitter, una “postilla” che non è altro che un interrogativo rivolto ai media: «Ma come mai editorialisti e giornalisti che censurano tutti i giorni il linguaggio dei politici, giustamente, quando si trasforma in insulto o “body shaming” non hanno mai nulla da dire quando è praticato dai loro colleghi?». Quando un utente gli ha fatto notare l’attacco riservato a Mattia Santori, in cui diceva che “va preso a pedate nel sedere”, allora ha replicato che la situazione non è la stessa: «No, non lo è. Perché il politico ha scritto metaforicamente. E non ha chiamato Santori “un cesso” o “un rachitico” etc. esiste una differenza tra insulto personale e giudizio politico anche duro».