Andrea Scanzi e Nadana Fridrikhson, entrambi giornalisti (la seconda lavora per Zvezda tv, emittente direttamente controllata dal Ministero della Difesa di Mosca), sono stati protagonisti di un acceso scambio di opinioni e di vedute nel corso della puntata del programma televisivo di Rai Tre “Cartabianca”, condotto da Bianca Berlinguer e andato in onda nella serata di martedì 26 aprile 2022. In particolare, a finire al centro del dibattito è stata non tanto la guerra in Ucraina, ma il racconto che di essa viene fatto dai media russi alla popolazione del Paese sovietico.
La stessa Berlinguer ha più volte domandato a Fridrikhson, senza ottenere una risposta che possa definirsi puntuale ed esaustiva, se le immagini delle atrocità che vengono documentate dai giornalisti e che noi vediamo ogni giorno nei nostri telegiornali e sul web in Italia vengano mostrate anche ai residenti in Russia. Andrea Scanzi, osservando i comportamenti e analizzando le parole della collega Fridrikhson, non è riuscito a trattenersi da un commento che ha mandato su tutte le furie la donna…
ANDREA SCANZI VS NADANA FRIDRIKHSON: “IN RUSSIA C’È UNA DITTATURA!”
Cos’ha detto la popolare firma de “Il Fatto Quotidiano” che ha fatto scattare la sua omologa sovietica? Andrea Scanzi, nel suo intervento, ha parlato di Nadana Fridrikhson in questi termini: “In Russia c’è una dittatura. Certo che i russi amano i giornalisti liberi, ma la dittatura russa non ama i giornalisti liberi. Non si può chiedere di essere in buona fede alla collega, in quanto lei non può dire quello che pensa. La propaganda è quella di cui si occupavano i fascisti in Italia, quella dell’Istituto Luce! Sempre quella è!”.
Successivamente, Fridrikhson ha risposto per le rime a Scanzi, perdendo le staffe anche nel dialogo a distanza, in collegamento audiovisivo, con lo studio di Bianca Berlinguer: “Mi è stato subito detto che sono propagandista, non mi aspettavo un atteggiamento così intollerante da parte di una televisione europea. Noi in Russia amiamo i giornalisti e non attribuiamo loro etichette. Mi avete attribuito parole che non ho detto”.