Un libro – “Il Cazzaro Verde”, di Andrea Scanzi contro Matteo Salvini; una recensione-stroncatura d’eccezione – Renato Farina, su Libero; una reazione al fiele, lo stesso giornalista del Fatto Quotidiano che non vede di buon occhio (usiamo un larghissimo eufemismo, ndr) l’ex giornalista del Sabato e del Giornale, oggi editorialista anche per il Sussidiario. La scena, cari lettori, è questa e lo scontro si è consumato ovviamente sulla “carta”, nel senso di quella stampata: la recensione di Farina al libro di Scanzi è stata durissima, con Farina che passa col napalm contro il “saggio” antisalviniano «è il manuale del perfetto idiota grillino, un prototipo esemplare di economica circolare nella cacca. Nel senso che ogni pagina è bagnata dalla rugiada mentale ma anche anale dello scrittore». Ecco, giusto per capire un filo il grado di “stima” che il giornalista di Libero pone nei confronti di Scanzi e del suo nuovo libro così smaccatamente anti-Lega e pro-Conte e pro-Movimento 5 Stelle. Libera critica, libera replica, anche se il “buon Scanzi” con la consueta penna “velenosa” si diletta nel totale attacco alla persona prima ancora che al giornalista-critico Renato Farina.



L’ATTACCO AL FIELE DI SCANZI

«Libero, il quotidiano che si prende e ci prende per il culo sin dal nome: la perfezione. Vedo che le firme (si fa per dire) più note (si fa sempre per dire) che “scrivono” su quel “giornale”, in qualità di soldatini mosci e ciabatte rotte di Salvini, hanno preso benissimo la fortuna di un libro che zimbella con agio il loro Capitan Reflusso», esordisce “calmo” Andrea Scanzi. Ma è contro Farina dove poi il giornalista offre il meglio del suo turpiloquio: eccolo nella replica affidata a Dagospia, «Fa poi piacere che il pezzo sia stato firmato dall’agente Betulla Torda, uomo (parola grossa) di spiccata integrità morale nonché ingiustamente vilipeso dalla natura: in tutta onestà lo credevo morto, in galera o in ospizio, ma evidentemente nei suoi confronti ero stato persino troppo ottimista. Il pezzo che mi ha dedicato vanta la prosa dei disagiati neuronali, la lucidità di Feltri al settimo shottino (quindi alle 10 del mattino) e tradisce il rosicamento comico dei castori inviperiti». Per Scanzi è un piacere ricevere le critiche dai propri primi “nemici”, tanto da dilettarsi nella “pernacchia” finale: «è un’altra medaglia: di latta, anzi forse di concio o sugna, ma pur sempre una medaglia. Son soddisfazioni. E soprattutto sono altre vendite: quindi grazie amici, e soprattutto bacioni!».

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