Parlare di aborto è sempre difficile, nonostante la legge prevede che le donne siano libere di scegliere. Da decenni la nostra società ha acquisito un diritto, quello alla libertà di scegliere, che però vuol dire anche decidere di tenere il bambino. Ma quando si parla di offrire delle alternative, anziché definire chi lo fa «un sabotatore della libertà delle donne», bisognerebbe soffermarsi su di esse, capire quali sono. Ad affrontare la questione è la storica e giornalista Lucetta Scaraffia sulle colonne della Stampa.
«Non c’è bisogno solo di psicologi che in un breve colloquio dicano alla donna che ci può ripensare, e neppure di generici aiuti economici, che nella realtà sono poi sempre erogati da gruppi politico-religiosi anti-abortisti, i quali magari dopo qualche mese rimangono senza fondi», ha scritto oggi Lucetta Scaraffia. Sono aiuti tutt’altro che da disprezzare, ma comunque insufficienti per la storica. «Bisognerebbe invece che a farsi carico delle madri che vogliono abortire perché non ce la fanno a allevare un bambino lavorando fosse lo Stato».
LA PROPOSTA DI SCARAFFIA PER UNA VERA ALTERNATIVA ALL’ABORTO
Quella di Lucetta Scaraffia è una proposta concreta. Dare un’alternativa all’aborto vuol dire, ad esempio, elargire «loro uno stipendio vero, non delle briciole, per almeno 18 mesi, e poi assicurandosi che le stesse madri abbiano il diritto di vedere accettati i propri bambini al nido, in un nido che funziona veramente e non chiude da giugno a settembre, per riaprire con orario limitato». Affrontare la questione nel merito sarebbe anche utile per placare i toni con cui si affronta la questione. «Forse una proposta come questa potrebbe permetterci infine di parlare pacatamente di aborto, senza azzannarci fin dalle prime sillabe», osserva la storica che ha insegnato Storia contemporanea presso l’Università La Sapienza di Roma ed è stata professoressa invitata alla Sorbona di Parigi.
«Ma certo sono anche un inganno e un insulto alla consapevolezza delle donne le parole di chi dice che l’aborto consiste solo nell’espulsione di un ammasso di cellule, di qualcosa senza vita e senza importanza. E magari potrebbe dire anche affrontare sul serio il problema dell’obiezione di coscienza – che è una scelta di libertà legittima tanto quella di abortire – senza accusare ogni obiettore di essere un cripto-fascista», ha avvertito Lucetta Scaraffia.