LUCETTA SCARAFFIA STRIGLIA LA DESTRA DAVANTI ALL’EGEMONIA CONTINUA DELLA SINISTRA
Come già domenica era capitato con Ernesto Galli della Loggia sul “Corriere”, oggi è Lucetta Scaraffia su “La Verità” a mettere in luce la necessità di trovare in Italia una vera cultura politica e sociale alternativa all’egemonia del progressismo di sinistra. In particolare, la docente-scrittrice e voce critica del mondo femminista, se la prende con quella destra liberale e conservatrice che fino ad oggi è stata incapace di sviluppare un’autentica alternativa valida alla sinistra in campo culturale proprio per quei improvvidi «complessi di inferiorità» patiti verso il campo avversario.
Secondo Scaraffia, sono anni che la difesa dei propri valori conservatori non vede una giusta elaborazione culturale approfondita: «Spesso i partiti di destra si sono limitati a reagire con il rifiuto anche davanti a cambiamenti positivi e indispensabili. Non è nata una vera cultura alternativa a quella elaborata dai progressisti sui temi più sensibili del dibattito contemporaneo», spiega la docente di Storia Contemporanea alla Sapienza intervistata da “La Verità”. L’egemonia culturale della sinistra non è qualcosa di inventato, è reale, sostiene Scaraffia: «è nata nel secondo dopoguerra dopo il crollo del fascismo, in risposta all’egemonia culturale esercitata dal regime. In gran parte per merito di Togliatti che, teorizzando la necessità dell’egemonia culturale, ha scelto di privilegiare il rapporto con gli intellettuali».
“LIBRO GENERALE VANNACCI DI BUON SENSO EPPURE IMBARAZZA I CONSERVATORI”: L’AFFONDO DI SCARAFFIA
Di contro occorre però anche considerare quanto rileva Scaraffia – e quanto non da oggi sottolineano diversi esperti dell’area culturale tanto a destra quanto a sinistra: negli anni dopo la guerra, nel pieno boom italiano, a livello culturale la vivacità era enorme con contributo di socialisti, comunisti, cattolici e liberali. Oggi invece, queste esperienze sembrano per motivi diversi in fase di «decadenza», osserva ancora l’editorialista e saggista alla “Verità”.
Di certo, perciò, tale egemonia culturale della sinistra «ha generato un senso di esclusione e di inferiorità negli ambienti politici di destra, rafforzato anche dal fatto che la sinistra si è impadronita rapidamente dei nuovi stili di vita». Arte, cultura, cinema e non solo, come dimostrano i casi dei diritti civili e delle nuove forme di dibattito sul “genere” e la maternità surrogata, definita da Scaraffia come “utero in affitto“: quasi che un pensatore di destra oggi debba come vergognarsi ad affermare i propri valori e propri principi, in quanto a sinistra viene subito “squalificato”. Serve più coraggio, spiega Lucetta Scaraffia: «in molti casi non è facile aprire la porta a un certo tipo di discussioni. Se si vogliono sostenere idee diverse da quelle del politically correct si viene spesso demonizzati, accusati di essere retrogradi, e la discussione si chiude senza possibilità di replica. È così che certi argomenti diventano quasi tabù e in molti li evitano, pur di non finire ai margini del mondo mediatico». Un esempio in questo senso è il libro-scandalo del generale Vannacci, di cui Scaraffia condivide molto poco ma non accetta la ghettizzazione di “imbarazzo” che pure a destra alcuni esercitano per difendersi dalle accuse progressiste: «bisogna entrare in un confronto dialettico e rispettoso con Vannacci. La scusa con cui questo confronto è stato evitato è che il suo punto di vista sarebbe omofobo e razzista: a me non sembra. Esprime piuttosto un pensiero conservatore, condiviso da moltissime persone e suffragato dal buon senso»,