L’intricato “caso Bonafede” che sta tenendo il Governo impegnato in una lotta intestina tra Pd-Renzi e il Movimento 5 Stelle nasce tutto o quasi da quella circolare controversa del Dap dello scorso 21 marzo “Segnalazione all’autorità giudiziaria di detenuti a rischio complicanze” in cui diversi detenuti anziani o con complicazioni sanitarie sono stati scarcerati e mandati ai domiciliari per rischio coronavirus. Il lungo intreccio tra rivolte nelle carceri e successiva scarcerazione di alcuni boss delle mafie sparsi nei penitenziari di tutta Italia, come ha detto ieri il Direttore di Repubblica, sarà materia di possibile indagine politica e giudiziaria nelle prossime settimane, anche perché davvero diversi boss di Cosa Nostra o della ‘ndrangheta sono di colpo tornati ai domiciliari dopo crimini efferati e condanne molto dure.
Come riporta il lungo focus di Repubblica, dal fratello di Serraino fino al braccio destro di Antonio Piromalli, e ancora Francesco Ventrici (il “broker” della ‘ndrangheta): sono tantissime le storie dei boss che hanno trovato la scarcerazione come effetto della circolare Dap sulla quale il Ministro Bonafede sta pensando un nuovo decreto per “annullarla” e rimandarli in carcere (con questioni costituzionali di conflitto di poteri tra magistratura e Governo ancora tutti da chiarire).
CAOS SU CIRCOLARE SCARCERAZIONE BOSS
Come sostiene il reportage dell’Espresso a firma Giovanni Tizian, sono oltre 40 i detenuti di ‘ndrangheta scarcerati: tra questi boss, semplici “soldati”, i complici e i presunti “colonnelli”. Ci sono nomi pesanti, molti legati ad un passato recente nelle imprese criminali della ‘ndrangheta, tutti considerati a rischio complicanze sanitarie per il coronavirus. Come racconta il Corriere della Sera la storia del “narcotrafficante” Francesco Ventrici è alquanto singolare: si trova ora ai domiciliari nella villa che gli fu sequestrata a Bentivoglio (fonte Il Corriere della Sera), ma secondo il giudici che hanno disposto i domiciliari avendo diverse patologie in cella avrebbe rischiato la vita se fosse venuto a contatto con il Covid-19.
Non la pensa così il procuratore capo di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri che all’Agi manifesta il suo disappunto per quella circolare: «L’amministrazione penitenziaria è in grado di far fronte all’emergenza sanitaria. Del resto il regime del 41bis garantisce meglio l’isolamento del soggetto da fattori di contagio», spiega il procuratore, ribadendo perplessità sul progetto di legge allo studio del Ministro Bonafede, pur ammettendo «Siamo molto attenti a queste richieste, vediamo favorevolmente l’introduzione normativa della previsione della trasmissione degli atti per un parere alla Procura nazionale antimafia e alla Direzione distrettuale, che sono organismi in grado di interloquire sui collegamenti anche attuali del soggetto detenuto con ambienti criminali, e siamo attenti a segnalare tali situazioni».