È boom di scarlattina in Italia. Il professor Massimo Andreoni è direttore scientifico della Simit (la Società italiana delle malattie infettive e tropicali) e docente di Malattie infettive all’Università Tor Vergata e ha commentato la situazione sulle colonne de “Il Messaggero”: “Chi ha avuto il Covid non è maggiormente esposto alla scarlattina – ha precisato l’esperto –. Questa è un’infezione che circola soprattutto a livello pediatrico e prevediamo sempre più casi di contagio. A dircelo è un fenomeno che notiamo nella pratica clinica, sebbene ancora non ci sia una raccolta dati che la evidenzi in modo particolare. Sicuramente è possibile dire che stiamo vivendo molti più casi di scarlattina rispetto al passato, con focolai epidemici generati anche nel Lazio”.
Nel corso di questi anni di pandemia, però, si è capito che l’uso corretto delle mascherine riduce la circolazione dei microorganismi in aria e, dunque, permette un maggiore isolamento. Per questo, Andreoni ha evidenziato che “anche in questo caso, per contenere l’incremento dei contagi di scarlattina, l’uso dei dispositivi di protezione individuale può essere una soluzione da usare. L’aumento dei casi può essere dovuto proprio al fatto che siamo tornati a una maggiore libertà rispetto alle misure di contenimento degli anni precedenti”.
SCARLATTINA, L’INFETTIVOLOGO ANDREONI: “MALATTIA SERIA, MERITA DI ESSERE SEGUITA”
Pertanto, cosa deve fare un genitore quando il figlio ha “strani sintomi”, come la lingua “a fragola”? Prima di tutto “bisogna considerare l’importantissimo rapporto con il proprio pediatra e andare da lui ogni qualvolta c’è qualcosa che appare strano nel bambino – ha precisato il professor Andreoni su ‘Il Messaggero’ –. La scarlattina può essere una malattia seria che merita di essere seguita dal medico e dal pediatra di base. È una patologia che richiede una giusta convalescenza e che, comunque, può essere curata”.
Ma perché la scarlattina è considerata pericolosa? “Essa può generare anche malattie a distanza di tempo, come quella reumatica – ha concluso il medico –. Bisogna essere certi che la terapia antibiotica, prescritta dal medico, debelli lo streptococco e lo faccia una volta per tutte. Per questa ragione è essenziale completare il ciclo di cura, così come indicato dal medico. Si tratta di una malattia che ha bisogno di una giusta convalescenza”.