Roberto Maria Ferdinando Scarpinato ha le idee chiare sulla cattura di Matteo Messina Denaro. L’ex magistrato italiano, ora senatore per il Movimento 5 Stelle, è convinto che il capo mafia si è lasciato prendere. «Non è più Diabolik come lo avevamo battezzato, cioè un capo mafia estremamente raffinato che riusciva a sfuggire a tutte le indagini. Ha cominciato a commettere una serie di errori da principiante, da dilettante, come usare il telefonino e chattare», ha dichiarato ieri a In Onda, su La7. Il motivo è appunto legato ad una volontà di farsi catturare: «Evidentemente, dal mio punto di vista, aveva deciso di lasciarsi prendere».



L’auspicio di Roberto Scarpinato è che Matteo Messina Denaro possa collaborare, ma d’altra parte è convinto che non possa farlo. «I segreti che conosce sono troppo grandi, avrebbero una portata destabilizzante per gli equilibri politici del Paese. Forse la cattura di Matteo Messina Denaro potrebbe essere vissuta dai capi come uno scambio di prigionieri». Il messaggio sarebbe questo: «Lui in cambio della nostra prossima uscita dal carcere senza collaborare».



SCARPINATO “CATTURA COME SCAMBIO, ABOLIRANNO 41 BIS”

Roberto Scarpinato a In Onda ha spiegato anche quale sarà il prossimo step: «Basta abolire il 41 bis e il gioco è fatto. Se la mafia è stata sconfitta con la cattura di Matteo Messina Denaro, e passa questa narrazione pubblica, tra uno-due anni saremo a questo punto. La mafia non è stata sconfitta». L’ex magistrato ne è convinto: «C’è un ultimo ostacolo, il 41 bis. Anche con la riforma, chi ha il 41 bis non può uscire. Bisognerà abolirlo, questo è il prossimo step a cui si arriverà». Se, comunque, il capo mafia Matteo Messina Denaro è riuscito ad essere latitante per trent’anni, evidentemente non è servita solo la protezione di cui ha goduto a livello locale. «Ha goduto di protezione ad altissimo livello. Non dobbiamo dimenticare che in questi anni sono stati arrestati diversi esponenti delle forze di polizia per favoreggiamento, alcuni sono stati condannati perché avevano pilotato fughe di notizie all’esterno sul luogo in cui erano collocate microspie e telecamere».



Il senatore M5s ha aggiunto: «Non ha goduto soltanto di protezioni locali, di qualche professionista colluso, ma di una protezione di sistema, perché è un uomo che conosce i segreti delle stragi. Nessun latitante può resistere per trent’anni, anche se ha forti appoggi locali, senza protezione aldilà della mafia». Infine, una critica al governo Meloni: «Il passato non è passato, il ministro degli Interni ad esempio Piantedosi ha dimenticato che Dell’Utri e Cuffaro sono tornati da protagonisti nella vita politica e dettano condizioni per le elezioni regionali e del sindaco. Questo governo ha preso di mira le intercettazioni, anche quelle che riguardano la mafia, con scuse ridicole. Soprattutto sta smontando gli strumenti per combattere la corruzione, che è il nuovo modo con cui la mafia fa i soldi».