Il professor Giuliano Scarselli, noto oppositore del green pass insieme ai filosofi Massimo Cacciari e Giorgio Agamben, prende posizione anche contro l’obbligo vaccinale, accettabile “solo se il vaccino non presenti rischi che superino la normale tollerabilità per chi lo riceva”. Lo ha scritto sulla rivista Giustizia Insieme, analizzando la sentenza 7045/21 del Consiglio di Stato del 20 ottobre 2021 che ha riconosciuto la legittimità dell’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari e che in una situazione di emergenza pandemica, come quella attuale, il vaccino possa essere imposto poiché “il potenziale rischio di un evento avverso per il singolo individuo con l’utilizzo di quel farmaco, è di gran lunga inferiore del reale nocumento per una intera società senza l’utilizzo di quel farmaco”. Nella sentenza del Consiglio di Stato non si fa menzione del green pass, che però per Scarselli viene richiamato quando “lascia (altresì) spazio alla discrezionalità del legislatore nella scelta delle modalità attraverso le quali assicurare una prevenzione efficace delle malattie infettive, potendo egli selezionare talora la tecnica della raccomandazione, talaltra quella dell’obbligo, nonché, nel secondo caso, calibrare variamente le misure, anche sanzionatorie, volte a garantire l’effettività dell’obbligo, al fine di raggiungere, mediante la vaccinazione di massa, l’obiettivo della c.d. immunità di gregge”. Ma per l’avvocato, che svolge anche l’attività di professore ordinario presso il Dipartimento di giurisprudenza dell’Università degli studi di Siena, ove insegna diritto processuale civile, la sentenza solleva dei dubbi e pertanto li esplicita.
“SCUDO PENALE MASCHERA EVENTI AVVERSI”
“Mi sembra, intanto, che l’esempio dei 30 farmaci oncologici autorizzati in forma condizionata non sia pertinente, perché nessuno di quei famaci costituiva per il malato un trattamento sanitario obbligatorio”, scrive il professor Giuliano Scarselli su Giustizia Insieme. A tal proposito, ha ricordato che in quei casi il paziente veniva avvertito riguardo il fatto che il farmaco era autorizzato in via condizionata e che in libertà poteva scegliere se usarlo o meno. Dunque, per Scarselli c’è una differenza evidente tra quelle ipotesi e il vaccino anti Covid: “Una cosa, infatti, è la sufficienza dell’autorizzazione condizionata a commercializzare e far uso di un farmaco; altra cosa la sufficienza a poterlo imporre come trattamento sanitario obbligatorio”. Per imporre un farmaco, sottolinea Scarselli, bisogna accertarne sì l’efficacia, ma anche la sicurezza, cosa che per gli enti regolatori è comprovata, ma che evidentemente per il professore non lo è. Inoltre, contesta lo ‘scudo penale’ garantito ai medici, anche perché “è in grado di mascherare il reale numero dei fatti avversi, poiché questi, infatti, resi irrilevanti sotto il profilo giuridico, non possono più essere oggetto di indagine, atteso che non si fanno indagini per fatti che non costituiscono reato; e l’assenza di indagini, evidentemente, impedisce una visione completa del fenomeno”.
“NON SI PUO’ CHIEDERE SACRIFICIO PER BENE COMUNE”
Il professor Giuliano Scarselli cita anche un altro rischio, quello dei “danni a lungo termine, dei quali, evidentemente, allo stato, niente si sa”, che però non sono emersi da ben noti vaccinati introdotti decine di anni fa. A tal proposito, contesta anche il paragone, perché ritiene che l’obbligatorietà dei vaccini in uso da anni sia diversa da questa, visto che nel primo caso il mancato rispetto comporta sanzioni amministrative, oltre che conseguenze personali per i bambini, mentre non viene negato l’accesso alle scuole, fatta eccezione per quelle dell’infanzia e gli asili. Quando poi si citano precedenti della Corte Costituzionale è scorretto per Scarselli, in quanto statuivano che la vaccinazione obbligatoria è possibile solo se “non incida negativamente sullo stato di salute di colui che vi sia assoggettato”, cosa che gli studi sui vaccini condotti per ottenerne l’approvazione hanno dimostrato, ma non per Scarselli che cita il rapporto Aifa in cui sono riportato 01.110 eventi avversi con 608 morti senza che vi sia la prova del nesso della causalità, evidentemente irrilevante per il professore. Ci sono poi altre osservazioni in merito al dovere di solidarietà: “Nel nostro sistema, direi, non può esser chiesto a nessuno il sacrificio personale per il bene comune”.
“LIBERTA’ COSTITUZIONALE DIVENTA CONDIZIONATA”
Altrimenti, si rischierebbe di far risultare sempre inferiore la valutazione del singolo rispetto quella delle collettività, quindi “le libertà individuali non sarebbero più ne’ relative ne’ responsabili, come qualcuno le indica, ma semplicemente non esisterebbero, in quanto in concreto rimesse alla libera valutazione del potere pubblico”. Le tematiche sono evidentemente complesse, ma per il professor Giuliano Scarselli esprime una certa preoccupazione perché si vuole “risolvere un tema così delicato con strumenti totalmente discrezionali quali quello del bilanciamento rischi/benefici, che possono portare taluni ad affermare una cosa, ed altri ad affermarne un’altra”. Così come lo inquieta il fatto che “si trasformi in ‘diritto tiranno’ semplicemente quello che è un ‘diritto inviolabile’, ovvero la libertà personale, così come lo stesso art. 13 Cost. lo qualifica”. Riguardo il fatto che in queste settimane si sta discutendo della revisione del green pass in relazione alla terza dose di vaccino, “l’esercizio delle libertà costituzionali è subordinato alla concessione di una autorizzazione governativa, e il Governo ti concede questa autorizzazione solo a tempo determinato, e solo dopo che tu, di volta in volta, hai provveduto all’adempimento dei precetti che ti sono stati comandati”.