A poche settimane dall’entrata in vigore del Trattato di divieto delle armi nucleari (Tian), in vista della conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp), a 10 anni dall’incidente nucleare di Fukushima, nel bel mezzo di una crisi sanitaria planetaria, alcuni mesi dopo la sua definitiva uscita dall’Unione Europea e nel cuore di un decennio segnato, il Regno Unito contrattaccava e lanciava una bomba diplomatica il 16 marzo 2021 su un argomento che non ci aspettavamo.



Chi avrebbe potuto infatti immaginare nel taciuto mondo della “diplomazia militare” che il Regno Unito decidesse unilateralmente di aumentare il proprio arsenale nucleare del 45% e di fare un’operazione di comunicazione ampiamente rilanciata dalla stampa internazionale?

Dal 22 gennaio 2021, e dieci anni dopo la sua stesura, più di 50 paesi hanno ratificato il Tian aprendo così la strada a “un futuro libero dai rischi che le armi atomiche pongono alla sicurezza dell’umanità” secondo i promotori del progetto, e cioè i membri dell’organizzazione non governativa Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (Ican).



Il 16 marzo 2021 Boris Johnson e il suo governo annunciano infatti il rafforzamento della deterrenza nucleare britannica in un documento di oltre 140 pagine che giustificano in questi termini: “È la garanzia ultima, la polizza assicurativa contro le peggiori minacce degli Stati ostili”. Il rapporto fa riferimento anche allo spettro di una Russia che viene descritta come “la più acuta minaccia diretta al Regno Unito”, di una Cina che “rappresenta la più importante minaccia di Stato alla sicurezza economica del Regno Unito”. Il rapporto afferma infine “che una deterrenza nucleare minima, credibile e indipendente, destinata alla difesa della Nato, resta essenziale per garantire la nostra sicurezza”.



Queste affermazioni britanniche sono supportate da diverse interviste trasmesse dalla Cnn che sottolineano come la Russia abbia accelerato il suo programma nucleare per effettuare test dal 2021 su un siluro nucleare in grado di generare uno tsunami radioattivo grazie al suo missile stealth ipersonico Poseidon 2M39 in grado di scivolare sulla superficie del fondale e distruggere la calotta glaciale.

Queste preoccupazioni britanniche sono supportate, per quanto riguarda la Cina, dalla stampa internazionale che sottolinea il costante rafforzamento anno dopo anno dell’arsenale nucleare cinese nell’ordine del 10% annuo, giustificato agli occhi degli esperti militari del Medio Impero dall’intensificarsi della minaccia strategica americana. Il Pentagono stima che la Cina raddoppierà il suo arsenale nucleare prima del 2030.

La decisione inglese è stata immediatamente criticata in una dichiarazione dell’Ican in cui si afferma che “la decisione del Regno Unito di aumentare le sue scorte di armi di distruzione di massa nel mezzo di una pandemia è irresponsabile, pericolosa e viola la legge internazionale”, ha detto Beatrice Fihn, direttrice dell’Ican.

In risposta, il Regno Unito ha spiegato che la portata del trattato Tian non si estende oltre i suoi membri e il Regno Unito, non essendo firmatario, si sente tanto più rafforzato nella sua posizione in quanto gli Stati membri della Nato hanno dichiarato la loro opposizione al Tian in un comunicato stampa: “Non accettiamo alcuna argomentazione sul divieto delle armi nucleari che rifletta o contribuisca in alcun modo allo sviluppo del diritto internazionale consuetudinario. Questo trattato non modificherà in alcun modo gli obblighi legali dei nostri Paesi in materia di armi nucleari”.

Un altro attacco informativo è portato avanti dal gruppo Campaign for nuclear disarment (Cnd) che vede nel progetto britannico un “primo passo verso una nuova corsa agli armamenti nucleari”, definendo la decisione del Regno Unito “una grande provocazione sulla scena mondiale”. “Mentre il mondo è alle prese con la pandemia e il caos climatico, è incredibile che il nostro governo scelga di aumentare l’arsenale nucleare britannico”, ha affermato la segretaria generale Kate Hudson, secondo la quale “fomentare le tensioni globali e sprecare le nostre risorse è un’azione irresponsabile e potenzialmente approccio disastroso”.

Le armi nucleari rimangono una base nelle relazioni strategiche e diplomatiche globali. Scegliendo di aumentare la sua capacità nucleare militare, il Regno Unito sceglie di affermare il suo potere di fronte alla relativa incapacità dell’Ue di organizzare una strategia militare dissuasiva, per essere in grado di rispondere alla sfida della Cina.

La dottrina dell’uso delle armi nucleari è particolarmente chiara: si esclude il primo utilizzo e si attua solo in caso di minaccia ai propri interessi vitali. Infatti utilizzato durante la Guerra fredda come arma deterrente ritenuta non convenzionale, l’arsenale nucleare britannico non diventerà nei prossimi decenni un metodo di pressione per conseguire maggiore credibilità e autorevolezza sullo scacchiere internazionale? E d’altronde la Francia, fin dai tempi di de Gaulle, non sta forse perseguendo un rafforzamento della sua strategia di deterrenza nucleare come indicato in un articolo precedente?

E l’Italia? Si consola con gli allievi di Greta Thunberg…

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