Mentre gli osservatori internazionali concentrano la loro attenzione sulla guerra Russia-Ucraina e sul possibile – ma inverosimile allo stato attuale – conflitto tra la Cina e gli Stati Uniti per Taiwan, il Dragone si sta muovendo molto rapidamente per rafforzare la sua penetrazione nel cuore dei Balcani e cioè in Serbia.
Infatti proprio recentemente l’Esercito popolare di liberazione ha consegnato nuovi sistemi di difesa aerea FK-3 – una versione di esportazione dei missili terra-aria HQ-22 – per due motivi: per testare le sue capacità di consegna remota e per fornire un esempio tangibile del concetto di partenariato con la Serbia. Infatti la Cina sta promuovendo un’originale strategia di politica estera attraverso un riavvicinamento graduale e progressivo con la Serbia, che considera di fondamentale importanza a livello strategico, senza tuttavia stringere con essa una vera e propria alleanza. È un approccio analogo a quello posto in essere per esempio con l’Iran.
Con l’attuale consegna alla Serbia la Cina ha inviato un chiaro messaggio ai suoi alleati e cioè che questi potranno sempre beneficiare del sostegno economico e militare della Cina e ciò potrebbe certamente indurre molti Paesi ad aderire a questa alleanza e ad allontanarsi da una possibile alleanza con la Nato.
Per quanto riguarda la Serbia non dimentichiamoci che esistono legami, nel contesto dei servizi di sicurezza, già a partire dal ’97. Ma è soprattutto a partire dal 1999 che i legami fra il ministero della sicurezza di Stato cinese e l’intelligence serba cioè la Bezbednosno Informativna Agencija si sono andati rafforzando. Il partenariato strategico si è consolidato nel 2013 e da quel momento vi sono stati investimenti considerevoli da parte della Cina nel contesto delle infrastrutture soprattutto grazie al contributo della
China Communications Construction Company, attraverso la quale la Cina ha finanziato i settori dell’energia, dell’acciaio, dell’estrazione mineraria e della tecnologia.
Tuttavia uno degli investimenti più significativi risale al 2020, quando la multinazionale Huawei ha aperto un centro di sviluppo e innovazione a Belgrado che le ha permesso di installare una rete di telecamere di sicurezza con riconoscimento facciale nella capitale, costruire una città intelligente a Nis e aiutare a gestire un data center a Kragujevac. Il prossimo obiettivo sarà certamente quello di convincere la Serbia a dare il via libera al lancio del 5G nel Paese.
Superfluo sottolineare che questo partenariato sta aumentando in maniera considerevole il debito della Serbia con la Cina: tra la fine del 2011 e la fine del 2020, questo è passato da 118 milioni di euro a 1,1 miliardi di euro, oltre a circa 14 miliardi di euro di prestiti già finalizzati.
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