Il riso si pone al crocevia di molteplici sfide che includono la sicurezza delle catene di distribuzione, le disposizioni normative, le questioni legate agli organismi geneticamente modificati (OGM) e la salute pubblica. In questo scenario complesso, emerge la questione di come rispondere alla domanda crescente senza compromettere gli interessi dell’agricoltura risicola nei Paesi produttori.



Tra i cereali maggiormente coltivati a livello globale, il riso si distingue insieme al grano e al mais. È dedicato al riso il 15% delle terre agricole mondiali, garantendo il sostentamento a oltre 400 milioni di piccoli coltivatori, soprattutto in Asia, dove si concentra il 90% della produzione. I leader della produzione includono Cina, India, Thailandia, Malaysia e Pakistan. L’incremento della produzione negli ultimi decenni si deve a progressi in ambito genetico, chimico e meccanico, facilitando così il supporto alla crescita demografica asiatica e sud-asiatica.



Consumo prevalentemente locale

Con rendimenti che possono raggiungere le 10 tonnellate per ettaro, il riso supera del 30-50% il grano in termini di produttività. Tuttavia, la media globale si attesta a circa 4,5 tonnellate per ettaro, con un incremento decuplicato negli ultimi 80 anni. Nonostante ciò, solo il 10% del raccolto viene commercializzato internazionalmente, meno della metà rispetto al grano. Di conseguenza, la maggior parte del raccolto viene consumata dove viene prodotta, con le esportazioni che ammontano mediamente a 45 milioni di tonnellate all’anno. Di queste, 18 milioni sono dirette verso l’Africa, in particolare verso l’Africa subsahariana. Paesi come il Benin, il Togo, la Guinea e il Burkina Faso dipendono per oltre l’80% dalle importazioni.



Questo cereale rappresenta l’alimento principale per quasi 4 miliardi di persone. Nei Paesi a basso e medio reddito, contribuisce per il 27% all’apporto calorico e talvolta oltre il 50% nei Paesi meno sviluppati. Per rispondere alla domanda in crescita, sarà necessario aumentare la produzione di almeno il 20% entro il 2040, in particolare per far fronte alla domanda dei Paesi dell’Africa subsahariana, ancora in fase di transizione demografica.

Le sfide legate alla produzione di riso sono dunque numerose e perlopiù di carattere internazionale, intrecciando questioni di sicurezza alimentare, commercio internazionale, sviluppo agricolo e politiche ambientali, complicando le relazioni.

Conflitto strategico sul riso

Dato che il 90% del riso è prodotto in Asia, i Paesi importatori si trovano in una posizione di estrema dipendenza e vulnerabilità data la scarsa diversità delle loro fonti di approvvigionamento. La recente proibizione dell’India all’esportazione di riso non basmati ha evidenziato questa fragilità. I Paesi dell’Africa subsahariana, dove i prezzi del riso sono saliti del 15-25%, sono tra i più colpiti da queste dinamiche geopolitiche. Di fronte a tale scenario, numerosi Paesi stanno cercando di incrementare la propria produzione per ridurre la dipendenza esterna e mirare all’autosufficienza alimentare.

In particolare, l’Africa subsahariana, che produce 18,3 milioni di tonnellate di riso ma ne consuma 35,2 milioni, sta cercando di raddoppiare la produzione entro il 2025. Per raggiungere questo obiettivo è fondamentale sia espandere le aree coltivate sia migliorare i rendimenti. C’è anche la possibilità di diversificare le fonti di approvvigionamento con altri cereali, ma ciò richiederebbe un cambiamento nelle abitudini alimentari. A breve termine, le popolazioni africane potrebbero essere le prime a subire gli effetti dei conflitti geopolitici legati al riso, rischiando di esacerbare le tensioni e l’instabilità politica in una regione già sotto pressione. Questo potrebbe rallentare la crescita economica e spingere migliaia di persone nuovamente verso la soglia di povertà.

Diversamente, l’Europa mostra una minore dipendenza dalle importazioni di riso, grazie a una produzione prevalentemente locale, soprattutto dal sud del continente. Solo il riso basmati, prodotto esclusivamente in India e Pakistan, è importato in grandi quantità. Le Americhe, similmente, godono di una sostanziale autosufficienza per quanto riguarda il consumo interno di riso.

La battaglia normativa sul riso

Le normative rappresentano una tattica fondamentale nella guerra economica legata al riso. Alcuni Paesi stanno cercando di utilizzare questo strumento per favorire la propria produzione interna. Le principali normative, spesso imposte dai Paesi sviluppati, mirano a mantenere standard qualitativi elevati sulle importazioni. Tali norme possono includere denominazioni geografiche, certificazioni di qualità come il biologico o criteri ambientali, ma sono meno comuni per le produzioni destinate al consumo locale. Questo sistema normativo, impostato dagli Stati importatori, alimenta le rivalità tra i Paesi produttori.

Un esempio lampante è la disputa sul riso basmati tra India e Pakistan, incentrata sulla rivendicazione dell’indicazione geografica “basmati” nell’Unione Europea. L’India ha cercato di ottenere l’esclusività del termine “basmati” per le esportazioni nell’UE, provocando la pronta opposizione del Pakistan, il quale condivide la produzione di questo pregiato cereale. La decisione dell’UE in merito a questa questione potrebbe avere gravi ripercussioni sul mercato pakistano, che ha risposto registrando il basmati come indicazione geografica nel proprio territorio.

La guerra normativa sul riso non riguarda solo le questioni commerciali, ma anche le politiche interne, come dimostrato dalla recente decisione dell’India di vietare le esportazioni di riso non basmati per motivi principalmente interni, escludendo quelle di basmati per non danneggiare le relazioni con l’UE e i Paesi del Medio oriente.

Nutrizione e innovazione genetica

La questione nutrizionale legata al consumo di riso è critica nei Paesi con elevata incidenza di carenze di vitamina A. Il “riso dorato”, un OGM arricchito di β-carotene, rappresenta una soluzione potenziale a questo problema, offrendo una fonte di vitamina A direttamente attraverso il consumo di riso. Questo approccio potrebbe sostituire con successo i programmi di supplementazione di vitamina A, più costosi e logistici.

Tuttavia, l’introduzione di ibridi e OGM pone i piccoli agricoltori in una posizione di dipendenza dalle aziende che detengono i brevetti su queste tecnologie, con costi aggiuntivi annuali per l’acquisto di nuove sementi.

Sostenibilità nella produzione risicola

La produzione risicola richiede una quantità significativa di acqua, sollevando questioni di sostenibilità e conflitti d’uso delle risorse idriche. La conversione delle mangrovie in risaie, per esempio, rappresenta una minaccia per questi ecosistemi vitali. Una transizione verso pratiche agricole più sostenibili e agroecologiche è indispensabile per garantire la sicurezza alimentare futura senza compromettere gli ecosistemi e la biodiversità.

In conclusione, affrontare le sfide legate alla produzione di riso richiede un approccio integrato che tenga conto della sicurezza alimentare, della sostenibilità ambientale, del sostegno alle economie rurali e della collaborazione internazionale. Solo attraverso un impegno collettivo sarà possibile assicurare che la produzione di riso non solo soddisfi la crescente domanda alimentare, ma promuova anche uno sviluppo sostenibile e la resilienza delle comunità agricole di fronte alle sfide contemporanee. È essenziale promuovere l’innovazione in agricoltura, incoraggiando al contempo pratiche che riducano l’impatto ambientale e migliorino l’efficienza delle risorse.

L’implementazione di tecniche agricole innovative e rispettose dell’ambiente, come l’agricoltura di precisione e l’uso di varietà di riso ad alta resa ma meno esigenti in termini di acqua, può contribuire significativamente alla sostenibilità della produzione. Allo stesso tempo, migliorare l’accesso dei piccoli agricoltori a mercati equi e a tecnologie sostenibili è fondamentale per garantire che possano beneficiare direttamente degli sforzi di innovazione e di transizione verso pratiche più sostenibili.

La formazione e l’educazione degli agricoltori sulle migliori pratiche agricole e sulla gestione sostenibile delle risorse naturali sono altrettanto cruciali. Questo non solo aiuta a migliorare i rendimenti e la sicurezza alimentare, ma contribuisce anche a preservare la biodiversità e a mitigare gli effetti del cambiamento climatico.

Parallelamente, è vitale che le politiche agricole e i regimi normativi internazionali sostengano attivamente la transizione verso un’agricoltura più sostenibile, riconoscendo e premiando gli sforzi dei produttori che adottano pratiche rispettose dell’ambiente. Inoltre, l’adozione di politiche che favoriscano la diversificazione delle colture può ridurre la dipendenza da monoculture vulnerabili e migliorare la sicurezza alimentare e nutrizionale delle popolazioni locali.

Infine, è fondamentale che la comunità internazionale collabori per affrontare le sfide legate alla produzione e al commercio di riso, promuovendo un dialogo costruttivo tra i Paesi produttori e consumatori. Solo attraverso un approccio cooperativo e inclusivo sarà possibile affrontare efficacemente le questioni di sicurezza alimentare, sostenibilità ambientale e equità sociale nel contesto della produzione risicola globale.

In sintesi, la produzione di riso si trova all’intersezione di molteplici sfide globali, richiedendo un’azione coordinata e sostenibile che bilanci le necessità immediate di sicurezza alimentare con l’imperativo a lungo termine di preservare le risorse naturali per le future generazioni. Promuovere pratiche agricole sostenibili, supportare l’innovazione e rafforzare la cooperazione internazionale sono passi essenziali verso la realizzazione di questo equilibrio.

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