La traiettoria egemonica di Vladimir Putin è strettamente connessa al Caucaso settentrionale, essenziale per la stabilità del governo e dell’intera Federazione Russa, anche dopo due anni di conflitto in Ucraina. Quest’area, per la sua storia, posizione geografica e composizione sociale, presenta sia criticità che potenzialità. Secondo Mosca, il Caucaso potrebbe diventare un modello di sviluppo per altre aree periferiche, oltre a essere un punto di partenza per nuove iniziative diplomatiche e commerciali, specialmente dopo il deterioramento delle relazioni con l’Occidente.



La seconda guerra cecena (1999-2009) ha visto il neo-leader Putin sopprimere i movimenti separatisti, consolidando il suo potere. Putin ha inoltre militarizzato la regione per combattere il terrorismo e l’estremismo islamico. Tuttavia, non è riuscito a garantire un livello adeguato di benessere e sviluppo, cruciale per placare il malcontento e affrontare i problemi persistenti. Riconoscendo l’importanza strategica del Caucaso russo, simile a quella dell’Ucraina, il Cremlino ha aumentato la sicurezza nella zona, rafforzando il piano di sviluppo socioeconomico e posizionando la regione come un crocevia per gli interessi russi verso Oriente e Medio Oriente. L’obiettivo è prevenire l’apertura di un secondo fronte di guerra, stimolato da forze esterne che vedono nel Caucaso l’anello debole della Federazione.



Anche se Mosca ha compiuto progressi, il Caucaso continua a vivere contraddizioni e difficoltà, con significative differenze tra le sue componenti federali. La regione affronta una complessa realtà economica, con alta disoccupazione e un grande divario tra città e aree rurali, controversie interetniche ereditate dal periodo sovietico e il conflitto latente tra Mosca e Tbilisi per il controllo dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud. Inoltre, le questioni legate all’islam, dalla radicalizzazione ai combattenti caucasici in Ucraina, rappresentano un ulteriore problema.

Nonostante ciò, il Cremlino mira a ristabilire sviluppo e coesione sociale, contando sul supporto delle autorità islamiche e prevedendo una frammentazione delle forze anti-russe una volta raggiunto il loro obiettivo comune. Questa strategia cerca di allontanare il rischio di una ribellione nel Caucaso russo contro il governo centrale, cercando di realizzare gli obiettivi di sviluppo annunciati in passato. Il Caucaso settentrionale, situato tra il Mar Nero e il Mar Caspio, è un’area cruciale per l’accesso al Medio Oriente e al mondo arabo, un mosaico di etnie e religioni che cerca stabilità e prosperità dopo gli anni bui seguiti al crollo dell’Unione Sovietica. La regione, caratterizzata da un’alta percentuale di giovani e da un elevato tasso di disoccupazione, ha visto molti dei suoi abitanti emigrare in cerca di opportunità o, nei casi peggiori, aderire a movimenti di radicalismo religioso e separatismo armato.



Negli ultimi anni Mosca è intervenuta promuovendo la crescita socioeconomica del Caucaso settentrionale attraverso una strategia di sviluppo prevista fino al 2025. Il progetto mira a sfruttare le risorse della regione, essenziali sia per la stabilità interna sia per il supporto alla politica estera russa, specialmente dopo il deterioramento delle relazioni con l’Occidente. Tra le iniziative, lo sviluppo del Corridoio di trasporto internazionale Nord-Sud, che vede nel porto di Makhačkala, nel Daghestan, un punto nevralgico per il commercio tra Russia, Iran, Asia Centrale, India e Cina. Questo porto, l’unico in Russia sul Mar Caspio con acque profonde e libero dai ghiacci, è stato individuato come snodo fondamentale per il commercio russo con i Paesi limitrofi e come collegamento essenziale per i mercati eurasiatici. La valorizzazione del porto di Makhačkala e il rafforzamento delle infrastrutture di trasporto associato al Corridoio Nord-Sud rappresentano una parte cruciale della strategia russa per rilanciare l’economia del Caucaso settentrionale e integrare meglio la regione nel contesto economico e commerciale più ampio.

L’aumento degli investimenti, la riduzione della disoccupazione e la crescita industriale registrata negli ultimi anni testimoniano il successo iniziale di queste politiche, che mirano a superare la tradizionale marginalizzazione della regione. Oltre agli aspetti economici e infrastrutturali, il Cremlino pone grande enfasi sullo sviluppo sociale e culturale del Caucaso settentrionale, cercando di migliorare il tenore di vita e di offrire nuove opportunità ai giovani della regione. L’agricoltura e il turismo, settori in cui il Caucaso settentrionale ha un potenziale significativo, sono stati individuati come ambiti prioritari per investimenti e sviluppo, con l’obiettivo di far diventare la regione un polo di attrazione turistica e un centro di produzione agricola per tutta la Russia.

Il fattore islamico gioca un ruolo importante nella strategia del Cremlino per il Caucaso settentrionale. La promozione del sistema bancario islamico in alcune repubbliche della regione mira a integrare meglio la comunità musulmana nell’economia russa e ad attrarre investimenti dalle nazioni islamiche. Questa mossa riflette la volontà di Mosca di stabilizzare la regione sfruttando le reti economiche e culturali islamiche, in un contesto in cui il contributo dei musulmani russi alla società e alla difesa del Paese è sempre più riconosciuto e valorizzato. Ciò nonostante la situazione nel Caucaso settentrionale rimane complessa e sfaccettata, con sfide che vanno dal rischio di radicalizzazione islamica alla gestione delle tensioni interetniche e alla necessità di mantenere un equilibrio tra sviluppo economico e coesione sociale. La strategia russa per la regione, sebbene ambiziosa, si confronta con una realtà in continua evoluzione, che richiede un impegno costante e un’attenzione alle dinamiche locali e internazionali.

In questo contesto, il futuro del Caucaso settentrionale appare come un cruciale banco di prova per la capacità della Russia di gestire le sue periferie, promuovendo allo stesso tempo stabilità, sviluppo e integrazione nel sistema internazionale, in un’area che rimane un punto di incontro e di frizione tra diverse sfere di influenza geopolitica.

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