Che il petrolio della Nigeria sia una fonte di ricchezza indispensabile è fuor di dubbio, se solo consideriamo il fatto che viene venduto a un prezzo medio di 105 dollari al barile. Tuttavia esistono da molto tempo diverse problematiche che rimangono irrisolte.

Una di queste è il furto organizzato, che spesso può raggiungere livelli molto alti, fino ad arrivare a 200mila barili al giorno. Questo furto si verifica soprattutto nel delta del Niger, reso possibile anche grazie alla collaborazione tra politici, alcuni alti ufficiali e vere e proprie organizzazioni malavitose locali che gestiscono queste azioni criminali. Indipendentemente dal furto di petrolio che viene operato da parte di bande locali quello rubato dai politici e dai militari serve per finanziare o per corrompere i candidati politici.



Il secondo problema è relativo agli investimenti: è vero che la Nigeria è il più grande produttore di petrolio dell’Africa, così come è vero che detiene le maggiori riserve di gas. Ma è altrettanto vero che dei 70 miliardi di dollari che vengono investiti sia nel settore petrolifero che nel settore del gas solo 4 miliardi arrivano direttamente alla Nigeria.



In teoria, la situazione dovrebbe migliorare nettamente a causa della crisi relativa al gas russo. Tuttavia, allo stato attuale, la situazione non sembra essere molto positiva per la Nigeria: infatti anche se l’Eni e la Total hanno concluso accordi con la Nigeria, questi accordi non sono in grado al momento di colmare il deficit pubblico del Paese.

Esiste, infine, un terzo problema di cui abbiamo fatto cenno poc’anzi: se negli anni 90 gli alti ufficiali dell’esercito consideravano legittimamente il petrolio come un affare di sicurezza nazionale, oggi è proprio l’esercito ad essere accusato di essere il principale responsabile dei furti di petrolio su scala industriale.



— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI